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Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica

Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica 1386 924 Andrea

Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica

Per scegliere tra chitarra classica, elettrica e acustica è necessario innanzitutto vedere in che modo producono il suono. La chitarra classica utilizza corde di nylon, che producono un suono più morbido e caldo rispetto alle corde di metallo utilizzate dalle chitarre acustiche ed elettriche. Queste ultime, invece, hanno un suono più brillante e potente.

black and white string lights
Corde per chitara classica
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Un’altra differenza importante è nella costruzione delle chitarre. La chitarra classica e l’acustica hanno un corpo più grande rispetto alle elettriche. Le chitarre elettriche, invece, hanno un corpo più piccolo e un manico più stretto, il che le rende più adatte all’esecuzione di una varietà di generi musicali.

grayscale photography of guitar heads
Chitarre e bassi

Infine, una chitarra elettrica ha la capacità di amplificare il suono grazie all’utilizzo di pickup e amplificatori, mentre una chitarra acustica e classica non hanno questa capacità (a meno che non siano amplificate!) e il suono viene prodotto solo dalle corde e dal corpo dello strumento. Esistono tuttavia anche chitarre acustiche (e classiche) amplificate.

grayscale photo of person holding guitar neck and strings

Una chitarra acustica può essere amplificata in diversi modi. Uno dei metodi più comuni è l’utilizzo di un microfono, che viene posizionato vicino alla chitarra e collegato a un amplificatore. In questo modo, il suono prodotto dalla chitarra viene captato dal microfono e amplificato tramite l’amplificatore.

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man playing guitar grayscale photo

Un altro modo per amplificare una chitarra acustica è quello di utilizzare un pickup, che viene montato sulla chitarra e funziona come un microfono elettrico. Il suono prodotto dalla chitarra viene captato dal pickup e inviato a un amplificatore, dove viene amplificato.

È meglio iniziare a suonare con la chitarra elettrica, acustica o classica?

La scelta della chitarra con cui iniziare a suonare dipende dai tuoi gusti personali e dal genere di musica che desideri suonare.

Se ti piace la musica pop, rock, blues, metal o jazz una chitarra elettrica potrebbe essere una buona scelta iniziale, poiché questi generi di solito richiedono un suono più brillante e potente. Le chitarre elettriche sono anche più facili da suonare rispetto alle chitarre acustiche o classiche, poiché hanno un manico più fino e le corde sono più sottili e più vicine al manico.

grayscale photo of man and woman standing on stage

Se ti piace la musica folk, country o pop, se ti piacciono i cantautori, una chitarra acustica potrebbe essere una scelta migliore. Le chitarre acustiche sono versatili e possono essere utilizzate per suonare una varietà di generi musicali. Inoltre, sono più facili da trasportare e non hanno bisogno di essere collegate a un amplificatore per suonare, il che le rende ideali per suonare all’aperto o in piccoli spazi.

woman in denim jacket playing guitar
Chitarra acustica

Se ti piace la musica classica o flamenco, la bossa nova e altri generi cantautorali, oppure se sei un principiante assoluto e vuoi iniziare a suonare senza investire una fortuna nello strumento, una chitarra classica potrebbe essere la scelta ideale. Le chitarre classiche hanno corde di nylon che producono un suono più morbido e caldo rispetto alle corde di metallo utilizzate dalle chitarre acustiche ed elettriche. Inoltre, le corde di nylon sono inoltre più delicate sui polpastrelli dei principianti.

In generale, quale chitarra è meglio iniziare a suonare dipende dai tuoi gusti personali e dal genere di musica che desideri suonare. In ogni caso, la cosa più importante è scegliere uno strumento di buona qualità che sia comodo e piacevole da suonare (e, per questo, è molto importante provarlo).

8 Consigli per chi studia chitarra

8 Consigli per chi studia chitarra 1642 924 Andrea
  • 1. Alternare pratica in piedi e seduti

Mentre suoni, non dovresti limitarti a una sola posizione. Anche se può sembrare complicato, è importante allenarsi sia stando in piedi che seduti. Infatti, suonare la chitarra in piedi comporta una postura differente rispetto a quando sei seduto. Quest’ultima situazione ti spinge a piegarti per guardare le tue mani, un’abitudine da cui dovresti gradualmente distaccarti. Al contrario, stando in piedi, cambia tutto: non puoi facilmente osservare la tua mano sinistra e la posizione della chitarra è diversa. Assicurati di avere una tracolla confortevole e abitua il tuo corpo a suonare in piedi.

  • 2. Dai priorità alla tecnica, non alla velocità

Se stai iniziando a suonare, non puntare subito alla velocità. Piuttosto, concentra le tue energie nel sviluppare una buona tecnica, che include una diteggiatura precisa, un suono chiaro e la capacità di colpire le note giuste in ogni occasione. Una tecnica corretta sarà la tua migliore alleata nel raggiungere la velocità. Affrettarsi può portare a sviluppare abitudini errate. Ricorda, la velocità verrà da sé una volta che hai padroneggiato la tecnica. Prenditi tutto il tempo che serve.

  • 3. Adotta la corretta diteggiatura

Nel corso dei secoli, i musicisti hanno stabilito il modo ottimale per suonare accordi e scale, identificando le dita più adatte a suonare determinate note. Puoi sentirti tentato di inventare il tuo metodo, ma evita di farlo. Oltre alla correttezza del suono, occorre considerare eventuali variazioni future, come l’aggiunta di estensioni e alterazioni, che potrebbero non essere compatibili con una diteggiatura personalizzata. Osserva attentamente la posizione delle tue dita e assicurati che sia corretta quando suoni.

  • 4. Pratica in silenzio

Sei attratto dal tuo programma TV preferito mentre dovresti esercitarti? Non preoccuparti. Puoi eseguire molti esercizi con la chitarra in mano senza dover effettivamente suonare le corde. Questa pratica silenziosa ti aiuta a sviluppare la muscolatura e l’agilità della mano sinistra, indispensabili per suonare correttamente.

L’uso di un metronomo può sembrare difficile all’inizio, ma i vantaggi a lungo termine sono immensi. Migliorerai notevolmente il tuo senso ritmico se inizi presto ad usarne uno. Puoi iniziare con un ritmo lento, come 60 battiti al minuto (bpm). L’obiettivo principale è abituarti a suonare a un ritmo costante. Ricorda, esistono numerose app gratuite per metronomo disponibili online.

    • 6. Non evitare gli accordi difficili

    Puoi essere tentato di evitare gli accordi che trovi particolarmente complicati. Tuttavia, è importante sfidare te stesso e affrontare questi ostacoli per progredire. Ad esempio, l’accordo di Si minore potrebbe sembrare difficile da iniziare, ma è una competenza essenziale da padroneggiare se vuoi essere un chitarrista versatile. Non esitare a dedicare del tempo specifico a lavorare su quegli accordi che ti danno più difficoltà. Gradualmente diventeranno più facili da eseguire.

    • 7. Sperimenta stili musicali diversi

    Non limitarti a un solo stile musicale. Anche se adori il rock, non esitare a provare il blues, il jazz, il country, la musica classica, o qualsiasi altro genere ti piaccia. Questa sperimentazione ti permetterà di ampliare la tua gamma di competenze e potrebbe anche apportare nuovi elementi al tuo stile di suono preferito. Inoltre, è un’ottima strategia per evitare la monotonia durante la pratica.

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    • 8. Ascolta tanta musica

    Ascolta musica costantemente, non solo le tue canzoni preferite, ma cerca di variare i generi e gli artisti. Ascolta le parti di chitarra, cercando di capire cosa fa il chitarrista e perché. Questo ti aiuterà a sviluppare il tuo orecchio musicale e a comprendere meglio come la chitarra si inserisce all’interno di un brano. Puoi persino cercare di imparare a suonare alcuni pezzi a orecchio, che è un ottimo esercizio per migliorare le tue capacità di ascolto e comprensione musicale.

    Ricorda, la cosa più importante è divertirsi mentre si impara a suonare la chitarra. Se ti trovi a lottare con un particolare esercizio o canzone, prenditi una pausa e tornaci dopo. La chitarra è uno strumento meraviglioso che può portare molta gioia nella tua vita, purché tu la approcci con pazienza e determinazione. Buona pratica!

    Il miglior plettro per chitarra

    Il miglior plettro per chitarra

    Il miglior plettro per chitarra 1639 924 Andrea

    Il miglior plettro per chitarra

    Se ti stai chiedendo quale sia il miglior plettro per iniziare a suonare la chitarra, la risposta è che non esiste. Ogni plettro ha vantaggi e svantaggi, e può essere più indicato in determinate situazioni. Vediamo come.

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    Cos’è un plettro?

    Il plettro (o penna) è un importante accessorio utilizzato per suonare vari strumenti musicali, tra cui la chitarra.

    Di cosa è fatto un plettro?

    I plettri sono generalmente fatti di un materiale uniforme, prevalentemente qualche tipo di plastica (nylon, delrin, celluloide), ma è bene sapere che ne esistono anche in gomma, feltro, legno, metallo, vetro ed altro.

    Che forma ha un plettro?

    Sono solitamente a forma di triangolo isoscele con i due angoli uguali arrotondati e il vertice più appuntito. Ne esistono anche a forma di triangolo equilatero.

    Plettri di varie forme e materiali

    Per quali strumenti si usa?

    Viene utilizzato per suonare accordi o singole note su uno strumento a corde a pizzico (chitarra, ma anche ukulele, banjo, mandolino, basso elettrico).

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    Esistono plettri anti-scivolo?

    Ci sono plettri che, per i materiali utilizzati e/o per design, garantiscono maggiore aderenza alle dita in condizioni svantaggiose (ad esempio, quando ci sudano le mani, per la tensione o per il caldo). Hanno di solito una texture in rilievo nella parte alta, come quelli delle foto che seguono.

    Plettri con grip anti scivolo
    Plettri con grip antiscivolo

    Che spessore devo scegliere?

    Esiste una vasta gamma di spessori che va da 0.4 millimetri a più di 1.5 mm; possiamo suddividerli in tre categorie:

    • Morbidi (sottili o thin)

    Sono plettri che hanno un suono più brillante e vengono usati soprattutto nello strumming (accompagnamento ritmico) e da principianti che preferiscono un plettro che faccia meno resistenza sulle corde.

    • Medi

    Il nome dice tutto: sono i plettri più versatili. Vanno bene sia per accompagnamento sia per parti soliste.

    • Duri (spessi o heavy)

    Garantiscono maggior controllo per le parti soliste: sono indicati nel rock, jazz, metal e affini. I plettri molto heavy non sono indicati per lo strumming acustico.

    Plettri di diverso spessore

    I miei preferiti

    La cosa che ritengo più importante è che il plettro sia comodo per chi lo adopera. Dato il basso costo di questi accessori (pochi centesimi di euro nella maggior parte dei casi), il mio consiglio è di farne scorta e sperimentare il più possibile per trovare materiali, forme e spessori adatti a voi. Tra i miei preferiti ci sono i Dunlop serie Primetone per il jazz e i Fender Medium per le parti acustiche/funk.

    E tu, quali plettri usi?

    Fammelo sapere nei commenti! 🙂
    Andrea

    Quale chitarra scegliere per un bambino che inizia a suonare?

    Quale chitarra scegliere per un bambino che inizia a suonare? 1387 924 Andrea

    Come posso decidere quale strumento acquistare per mio figlio che inizia a suonare?

    I primi mesi sono i più cruciali per un bambino che impara a suonare la chitarra, ed è necessario che il genitore scelga una chitarra della tipologia e della taglia giusta. Se i ragazzi riescono a superare lo scoglio dei primi 3 mesi, è molto più probabile che la musica possa accompagnarli per tutto la loro vita.

    Ciò è particolarmente vero per i bambini che hanno difficoltà a concentrarsi. Se lo trovano troppo difficile o poco interessante, poseranno in terra lo strumento e, molto probabilmente, è lì che rimarrà! Il modo migliore per mantenere vivo l’interesse è:

    1. Trovare la chitarra della giusta dimensione, che sia comoda da suonare.
    2. Trovare il maestro giusto, che sappia divertirli, ispirarli e che sia sufficientemente paziente rispetto alle loro (inevitabili) frustrazioni chitarristiche.

    Acustica, classica o elettrica?

    Nella maggior parte dei casi, il modo migliore per iniziare è con una chitarra classica e questo per diversi motivi:

    1. Una chitarra classica ha corde in nylon che sono delicate sulle dita, rispetto alle corde in metallo di una chitarra acustica o elettrica.
    2. La classica è la chitarra più economica tra le varie tipologie.
    3. La classica è anche la chitarra più leggera da trasportare (specialmente a scuola e per le scale, quando tuo figlio è già stracarico di libri).

    Le chitarre acustiche hanno una forma simile a una chitarra classica ma sono dotate di corde in metallo. Ciò conferisce alla chitarra acustica un suono molto più brillante e forte. Lo svantaggio è che le corde di metallo possono essere abbastanza affilate, specialmente per le dita dei giovani principianti. Normalmente consiglio ai bambini di iniziare con una chitarra classica finché la punta delle dita non si è indurita un po’.

    Le chitarre elettriche sono molto più piccole delle chitarre acustiche e delle chitarre classiche e questo conferisce loro una certa comodità (non c’è una cassa “spessa” da dover abbracciare). Inoltre, sono lo strumento del rock per eccellenza, e dunque riscuotono grande fascino tra adulti e piccini. Bisogna però tenere in considerazione il peso e il costo. Alcune chitarre elettriche possono pesare 5-6 chilogrammi e possono essere difficili da gestire (e da trasportare) per i bambini più piccoli. Inoltre, resta sempre il problema delle corde in metallo. Se pensi che tuo figlio sia adatto alla chitarra elettrica, ti consiglio di iniziare con un modello leggero ed economico come questo. Ricorda, inoltre, che la chitarra elettrica necessita di un amplificatore perchè altrimenti…non si sente!

    Normalmente consiglio di aspettare gli 11 anni prima di provare una chitarra elettrica, a causa del peso extra e delle corde di metallo. Ogni bambino è diverso e alcuni possono risultare particolarmente “precoci” in questo senso.

    Che taglia dovresti acquistare?

    Una scelta fondamentale è quella del formato della chitarra, e comprare una chitarra per adulti (o riciclare quella ereditata da qualche parente), può equivalere a mettere il bambino in difficoltà già dalle prime lezione.
    Pertanto, ritengo sia bene riferirsi a questa scala di massima:

    Età

    Altezza (cm)

    Taglia consigliata

    MODELLO SUGGERITO

    4-5

    75-100

    Taglia 1/4

    GEWA Chitarra Classica 1/4 Nera

    5-8

    100-125

    Taglia 1/2

    EKO CS-2 Chitarra Classica 1/2

    8-12

    125-165

    Taglia 3/4

    EKO CS-5 Chitarra Classica 3/4

    >=12

    >=165

    Full Size – 4/4

    Yamaha C40II

    10 Accessori ESSENZIALI Per Chitarristi

    10 Accessori ESSENZIALI Per Chitarristi 1644 924 Andrea

     

    Spesso ricevo richieste da allievi o genitori su quali prodotti possono essere utili ai chitarristi o studenti di musica e chitarra. Non è facile districarsi negli acquisti in un settore così specifico, e si corre il rischio di comprare qualcosa che costa poco ma vale ancora meno. Ecco una lista di “accessori accessibili” che ho testato personalmente e su cui potete fare affidamento. Si tratta di oggetti che tutti i chitarristi si trovano prima o poi ad acquistare… o a ricevere in regalo 🙂

    #1
     
    Kyser Quick-Change Capotasto per chitarra acustica a sei corde

    Questo capotasto non è dei più economici, ma a differenza di altri è estremamente durevole, funziona benissimo e si adatta a tutti i modelli (compresa la chitarra classica che è ostica per via della tastiera piatta; funziona persino sulla 12 corde!). Il meccanismo a pinza garantisce solidità ed è realizzato con materiali molto solidi: io lo possiedo da circa 10 anni. Si può spostare rapidamente da un tasto all’altro. Se posizionato correttamente, non sposta le corde. La molla è piuttosto dura, e questo garantisce una presa migliore.

    #2

     
    BOSS TU-10 – Accordatore cromatico a clip

    Affidabile accordatore a clip, si applica alla paletta della chitarra e percepisce le vibrazioni dello strumento, dunque permette di accordare anche quando c’è rumore (ad esempio in situazioni live come concerti o saggi…oppure in sala prove). Se attaccato sul retro della paletta è piccolo e discreto, per cui può essere lasciato attaccato anche durante un concerto, se siamo incerti della tenuta dell’accordatura e vogliamo controllare tra un brano e l’altro. Io lo preferisco agli accordatori tradizionali con ingresso jack.

    #3
     
    Korg MA-2 LCD Metronomo Digitale Compatto

    Come sappiamo, il requisito numero uno per un chitarrista è andare a tempo. Con questo tascabile metronomo digitale ci si può esercitare su metri diversi (binario, ternario, quaternario ecc.), e in ampio range di velocità. L’uscita cuffie è un punto a favore, utile quando ci si vuole esercitare in silenzio.

     

    #4
     
    CAHAYA 2-in-1 Leggio

    Il leggio è un accessorio fondamentale per qualunque musicista, e serve a reggere gli spartiti sia in fase di studio che durante i concerti. Questo leggero ma durevole leggio ha una borsa a tracolla che permette di trasportarlo qualora lo dovessimo usare per concerti; inoltre, una volta piegato, occupa pochissimo spazio in casa.

    #5

    Quaderno di musica – 12 righi, 32 pp. carta avorio

    Il quaderno con fogli pentagrammati è lo spazio dove il musicista trascrive musica e compone, mettendo “nero su bianco” note e accordi. In questo quaderno formato A4 troviamo 32 fogli con 12 righi per pagina.

    #6
     

    Proel FC80 – Supporto per chitarra Acustica Classica elettrica Basso, Grigio Antracite

    Credo che l’acquisto più utile e, al contempo, trascurato sia quello di uno stand per chitarra, o poggiachitarra che dir si voglia. Il modo migliore per crescere musicalmente è avere la chitarra a portata di mano, a fianco della scrivania, del letto o del divano, per suonare nei momenti “morti”. In questo modo, cinque minuti alla volta, siamo sempre in esercizio. Secondo la mia esperienza, se la chitarra viene lasciata nella sua custodia, i miglioramenti stentano ad arrivare. Questo stand della Proel ha le estremità gommate per la protezione dello strumento, è universale e dunque compatibile con ogni modello e tipologia di chitarra (classica, acustica ed elettrica), resistente (il mio dura ancora da parecchi anni), pieghevole e facilmente trasportabile.

    #7

    12 Plettri JIM DUNLOP PVP113 Variety Pack

    I plettri sono un accessorio indispensabile per i chitarristi, e permettono di pizzicare le corde con la mano destra, suonando arpeggi o ritmiche in strumming. Sono facili da perdere e dunque non bastano mai. Ho scelto questo prodotto Dunlop che uso e con cui mi trovo molto bene, in questa simpatica confezione regalo ci sono ben 12 plettri di vari colori e spessori, così il chitarrista può sperimentare con quale si trova meglio.

    #8

    Tracolla Fender Sangle Monogrammed 5 cm

    Una vera rockstar deve poter suonare in piedi davanti al suo pubblico…Conosco bene questa tracolla Fender, marchio che ha fatto la storia della chitarra elettrica. Comoda e durevole, si può usare sia per elettrica che per acustica. Le chitarre classiche di fascia bassa generalmente non hanno il pomello sul fondo a cui agganciarla: verificate prima di acquistare.

    #9

    Elixir 16027 Nanoweb Set da 6 Corde per Chitarra Acustica – Phosphor Bronze – Custom Light: 011-052

    Queste corde per chitarra Acustica hanno un suono brillante e durano dalle 3 alle 5 volte in più rispetto alle corde “normali” grazie ad uno speciale rivestimento: una guaina di un materiale plastico che le protegge dal sudore acido delle mani. Grazie a questo trattamento “antiruggine”, il suono della chitarra può preservarsi nel tempo: le ritengo un ottimo investimento. La scalatura suggerita è quella con il mi cantino .011 sempre tenendo a mente la mano “sensibile” del chitarrista principiante; i più navigati possono sperimentare anche spessori maggiori.

    #10

    Ernie Ball 9-42 corde per chitarra elettrica

    Uso queste corde per chitarra elettrica da diversi anni sulle mie Fender (monto la muta da 11, ma per i principianti consiglio queste 9-42 che sono più morbide). Durano e suonano meglio delle altre che ho provato, e infatti sono le più vendute.

    Lezione di Chitarra Jazz : Days Of Wine And Roses, analisi e trascrizione del solo di Wes Montgomery

    Lezione di Chitarra Jazz : Days Of Wine And Roses, analisi e trascrizione del solo di Wes Montgomery 1538 924 Andrea

    Days Of Wine And Roses – Wes Montgomery Solo (from Boss Guitar, 1963) from Andre Gole on Vimeo.

    Trascrizione integrale del solo

     

    Potete ora scaricare gratuitamente la trascrizione completa del solo di Wes (come eseguito nel video).

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    Il brano

     

    Days of Wine and Roses” è una celebre canzone, colonna sonora dell’omonimo film del 1962, per il quale vinse il premio oscar come miglior brano originale. La musica è di Henry Mancini, con testi di Johnny Mercer. Il brano è diventato un jazz standard e ne sono state incise numerose versioni, tra cui quella di Ella Fitzgerald e Joe Pass (Easy Living, 1986) e quella di Wes Montgomery contenuta nel disco “Boss Guitar” (Riverside-1963) con Wes Montgomery alla chitarra, Mel Rhyne all’organo e Jimmy Cobb alla batteria.

     

     

    Testo

    The days of wine and roses laugh and run away like a child at play

    Through the meadow land toward a closing door

    A door marked “Nevermore”, that wasn’t there before

     

    The lonely night discloses, just a passing breeze filled with memories

    Of the golden smile that introduced me to

    The days of wine and roses and you

     

     

    Accordi

     

    | FM7 | Eb7b9#11  | A-7   | D7   |

    | G-7  | G-7 | Bb-6 | Eb9 |

    | A-7 | D-7 | G-7 | C9 |

    | E-7b5 A7 | D-7  G7  | G-7  A-7 | Bb-7 Calt. ||

    | FM7 | Eb7b9#11  | A-7 | D7 |

    | G-7 | G-7 | Bb-6 | Eb9 |

    | A-7 | D-7 | B-7b5 | Bb13 |

    | A-7 D-7 | G-7  C7  | F Ab13 | DbM9 Gb7#11 ||

     

     

    Analisi armonica


    La struttura del brano, in Fa maggiore, è di 32 battute, divise in due sezioni da 16 misure ciascuna, che hanno i medesimi accordi per le prime dieci. Nella versione di Wes troviamo alcune sostituzioni: a battuta 14, abbiamo un Bb13 Ab13 e G13 al posto di Dm7 e G7; a battuta 15 e 16, al posto dei tradizionali Gm7 e C7, l’organo suona Gm7 Am7 Bbm7 e C7(b9b5), aggiungendo i 2 accordi centrali come ponte tra Gm7 e C7.
    Il turnaround finale Fmaj7 Dm7 Gm7 C7 viene sostituito con Fmaj7 Ab13 (tritono di Dm7) Dbmaj7 (tritono di Gm7) e Gb9(#11) (tritono di C7).

     

     

    Analisi solo wes

     

    Ho analizzato il solo in una prospettiva modale, che potrebbe essere diversa da quella di Wes.
    Wes parte sul secondo accordo del turnaround (Ab13) con Ab misolidio, poi sul Gb9(#11) esegue un arpeggio di C# minore. Di seguito una tabella con analisi del materiale melodico diviso per battuta:

     

     

    NUM. BATTUTE ACCORDI ANALISI MELODICA
    1 Fmaj7 F maggiore
    2 Ebmaj7 Eb maggiore
    3,4 D7 Nota di C# usata come nota di volta tra due D, poi Eb nota di volta
    5,6 Gm7 Prima frase su arpeggio Gm9, poi arpeggio di Dm7 (suona un arpeggio m7 sul V grado dell’accordo)
    7,8 Bbm7, Eb7 Frase su misolidio di Eb
    9 Am7 Pentatonica minore di A
    10 Dm7 Frase su arpeggio di A7(add11), o scala min armonica di D
    11 Gm7 Dorico di G
    12 C7 Misolidio di C
    13 Em7b5, A7alt. Scala di F maggiore partendo dal A
    14 Bb13, Ab13, G13 Aggiramento di G
    15 Gm7,Am7 Frase su scala min naturale di A
    16 Bbm7, C7 Bb dorica,  Ab maggiore
    17 Fmaj7 Scala di F maggiore con passaggio cromatico discendente tra D e C
    18 Ebmaj7 Arpeggio di Ebmaj7 con aggiunta del F, II grado di Eb
    19,20 D7 Doppio approccio cromatico a D, su due diverse ottave. Arpeggio di D diminuito discendente. Nota di approccio a D, arpeggio discendente di Daug
    21 Gm7 Arpeggi su Gm
    22 Gm7 Triade discendente di D. Frase su F misolidio (dominante di Bb a seguire)
    23 Bbm7 Frase su Bbm9
    24 Eb7 Frase bebop su Eb misolidia con aggiunta della #11 (A) di passaggio, aggiramento e cromatismo per arrivare a Am seguente
    25 Am7 Frase su A frigio
    26 Dm7 Arpeggio ascendente di Fmaj7#5 e scala di F maggiore. Arpeggio Fmaj7.
    27 B-7b5 Arpeggio Dm9
    28 Bb7 Frase su Pentatonica Blues di D (#11 usata come nota di volta)
    29 Am7 Dm7 Arpeggi discendenti di Am7 e Dm7
    30 Gm7 C7 Arpeggio discendente di Gm7 e fraseggio bebop sul C7 che partendo dal F, arriva al G passando per D D# E
    31 Fmaj7 Ab7 Arpeggio di Fmaj9 e scala di Ab misolidio discendente
    32 Dbmaj7 Gb7 Frase su Db maggiore che diventa Db minore melodio (3b). Doppio approccio cromatico al successivo F

    [/sociallocker]

     

     

    Old Pages of Musical Notations 

    Come imparare a leggere il setticlavio facilmente

    Come imparare a leggere il setticlavio facilmente 1386 924 Andrea


    In questa lezione vi svelerò un trucco per imparare a leggere il setticlavio in cinque minuti. Siete pronti?

    Pre-requisiti:

    Buona conoscenza delle chiavi di violino e di basso.

    Cos’è il setticlavio?
    Per capire a cosa serve (o serviva, visto che ora è scarsamente utilizzato) il setticlavio dobbiamo aver chiaro cosa sia il registro di uno strumento musicale o di una voce.

    Il registro è la gamma di note, lo “spazio” musicale entro cui ci muoviamo a seconda del timbro musicale o vocale: ad esempio, il registro di uno strumento come il contrabbasso, o la voce di un baritono sono registri gravi, mentre il suono del sax soprano e la voce di una cantante soprano si muovono in un registro più acuto.

    Se avete esperienza con la lettura in chiave di violino (e dovete averne, per affrontare questa prova) vi sarete accorti che spesso è necessario ricorrere ai tagli addizionali per scrivere le note dello strumento che sono ubicate sopra o sotto al pentagramma … a volte andando a finire in posizioni veramente scomode per una lettura fluida.

     

    Per ovviare a questo problema è stato creato il setticlavio, che trasportando le tre chiavi di do, sol e fa, permetteva a ognuna delle sette voci del coro classico di leggere in modo chiaro (senza troppi tagli addizionali!).

     
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    Le chiavi quindi sono sette, ma in realtà sono solo spostamenti delle chiavi di fa, do e sol a seconda dell’altezza più adatta al timbro.

    Ora vi mostrerò il trucco: disponiamo queste sette chiavi in modo che siano il più possibile vicine a una chiave nota (è fondamentale, ripeto, che conosciate la chiave di violino e quella di basso a menadito).

    Nella prima riga si trovano quelle vicine alla chiave di Violino , nella seconda riga invece quelle vicine alla chiave di basso.

    Setticlavio facile

    Trucchi per leggere il setticlavio

     

    A questo punto si tratta “solamente” di trasportare visivamente dalla chiave di riferimento.

     

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    Ancora non vi è chiaro? Ma allora siete de coccio. Non arrendiamoci, più avanti gli esempi ci chiariranno le idee.

     

    Esempio pratico:

     

    Se leggiamo in chiave di tenore (che ha il DO appena sopra a quello in chiave di violino), dovremo abituarci a leggere uno spazio sotto (se nota su riga) o una riga sotto (se nota su spazio).

    Ad esempio, per leggere una nota in chiave di contralto, leggeremo nello spazio sopra in chiave di violino. 

    Ci siete? It’s easy.

    In chiave di soprano, faremo riga -> riga sotto e spazio -> spazio sotto (cioè trasporteremo di una terza).

    Stessa cosa per le chiavi che trasportano la chiave di basso, e allora:
    Se leggiamo in baritono, facciamo riga -> riga sopra e spazio -> spazio sopra (intervallo di terza).

    Se leggiamo in mezzosoprano, facciamo spazio -> riga sopra e riga -> spazio sopra (intervallo di seconda).
    Esempio: una nota posta sul terzo spazio in chiave di baritono, è una nota posta sul quarto spazio in chiave di basso (infatti facciamo spazio -> spazio sopra) , cioè come sappiamo un sol.

    Spero che lezione sia stata chiara e che questa strategia via sia utile nella comprensione del setticlavio ed eventualmente nel superamento della prova di solfeggio al conservatorio!

    Alla prossima,
    Andrea

     

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    boy singing on microphone with pop filter

    Quale pedagogia della musica? Considerazioni sul pensiero di F. Delalande.

    Quale pedagogia della musica? Considerazioni sul pensiero di F. Delalande. 924 924 Andrea

    Nella mia attività di insegnante di musica imposto da sempre una didattica che fa leva soprattutto, per non dire unicamente, sulla motivazione individuale all’apprendimento, sulla genuina curiosità verso il mondo, sui desideri e gli obiettivi dell’alunno.
    Gli studenti vengono in studio con una storia, un Iso (identità sonoro-musicale, per dirla nei termini di Benenzon1) che emerge inizialmente dalle conversazioni sui gusti musicali, sugli ascolti, su ciò che vorrebbero imparare a suonare; ma anche successivamente, in maniera spesso non verbale, dal loro stile , da ciò che risulta loro comprensibile e familiare e ciò che invece risulta ostico. Con alcuni studenti intonare una melodia sembra il compito più naturale del mondo, al pari del parlare o del camminare; per altri , la sola idea di utilizzare la propria voce suscita emozioni di paura ed imbarazzo. A volte complessi ritmi terzinati fluiscono attraverso la mano destra naturalmente, ma una semplice ritmica in quarti risulta poco familiare e di conseguenza di difficile esecuzione.
    Per essere molto concreti, il repertorio che utilizziamo (o perlomeno, a cui vogliamo approdare e cui facciamo costante riferimento) è quello che viene portato dall’alunno a lezione in maniera più o meno esplicita.
    Ritengo che buona parte del mio lavoro si sostanzi nel fornire all’alunno tutti gli strumenti di base di cui necessita per realizzare le sue aspirazioni ed esprimersi come individuo. Un’ottica che reputo vicina al paradigma Rogersiano di Student-Centered Teaching2, di cui condivido molte delle radicali posizioni.
    Non ho finora dovuto (né potuto, effettivamente), utilizzare sistemi punitivi quali e voti negativi o note di demerito per chi non faceva i compiti e non studiava; bensì, ho spinto le persone a riflettere sulle ragioni di un’eventuale improduttività del lavoro svolto insieme, e senza mia grande sorpresa , in questi rari casi gli alunni erano spinti allo studio della musica più da motivazioni estrinseche (soprattutto da pressioni genitoriali) che da motivazioni intrinseche, e hanno trovato il coraggio di abbandonare una strada da loro non voluta e, pertanto, fonte di frustrazione. Ma parliamo di pochi casi: credo di essere piuttosto fortunato a insegnare una materia che si studia (almeno privatamente) soprattutto se mossi “dall’interno”, visto che conduce a competenze non immediatamente spendibili (almeno così vuole il senso comune) sul mercato del lavoro.

    Riflettendo sul mio percorso di studi personali (musicali e non), sono una piccola parte di insegnanti ha valorizzato la mia storia e le mie aspirazioni per aiutarmi nella realizzazione dei sogni, e naturalmente a questi devo molto, anche perchè ho potuto prenderli a modello e replicare il loro stile di insegnamento.

    Nulla mi è rimasto di approcci direttivi , orientati al nozionismo, alla trasmissione di contenuti “perché il programma ministeriale ha decretato così”. Programmi spesso vetusti, risalenti all’epoca fascista.

    Naturalmente, il lavoro nelle istituzioni presenta maggiori fatiche rispetto a quello privato, specie se si tratta di attività curricolari che non presuppongono la scelta dell’alunno. Su questo mi soffermo per dire che in altri paesi ben presto si può personalizzare il piano di studi, e orientare il proprio esame di maturità verso certe materie piuttosto che altre ( è il caso dell’Abitur tedesca). Inoltre, nel caso di una classe di bambini del nido, della materna o prime classi delle elementari , non incontriamo una consapevolezza cosciente né delle proprie aspirazioni musicali, né del proprio bagaglio di ascolti sonori.

    Quale repertorio adottare, dunque? Lascio la domanda in sospeso, ma vi riporto alcune considerazioni di François Delalande3 in merito.
    Io le reputo di un’attualità cogente, soprattutto se pensiamo che ancora oggi, a trent’anni di distanza, un gran numero di insegnanti italiani ritiene idonea la scelta di fare della “lezione di musica” una sorta di cronistoria della musica classica, con relativi ascolti, accoppiata con immotivate elucubrazioni teoriche sul solfeggio. Questi docenti procedono imponendosi come potrebbero imporsi i conquistadores con i nativi americani: calpestando deliberatamente la cultura di una “popolazione”, imponendo un modello culturale ritenuto gerarchicamente superiore. Gli esiti sono disastrosi, di questo parla lungamente anche il Delfrati4: lezioni caotiche in cui l’insegnante deve costantemente alzare la voce per ripristinare l’ordine (ignorando che l’attenzione derivi dalla motivazione, mentre qui si adotta la didattica della “ricezione passiva” di cui sopra). Senza parlare dell’incredibile successo che questa pedagogia ottiene nell’allontanare le persone dalla musica, e nel consolidare negli insegnanti la malsana idea che loro siano portatori di un messaggio superiore, espressione di una élite, e gli studenti siano una massa di barbari difficile da civilizzare.

     

     

    “In diverse forme, si prova a introdurre delle esperienze attive. Un po’ di flauto dolce nella secondaria, qualche percussione nella primaria…
    Il dramma è che queste pratiche sono ben misere se paragonate ai capolavori che si fanno ascoltare. Che impressione può dare l’ascolto di una sinfonia di Beethoven eseguita da una delle migliori orchestre mondiali, o degli effluvi virtuosi di un Pollini, dopo aver balbettato una melodia su di un flauto dolce? In un altro contesto potrebbe risultare uno stimolo; ma è chiaro che l’educazione impartita a scuola, nelle sue condizioni e con il tempo a disposizione, non permetterà neppure di avvicinarsi a quei modelli e che il confronto non può far altro che approfondire le differenze e alimentare il culto dei geni ineguagliabili.
    […] Si rischia di mettere il carro davanti ai buoi se non si crea, preliminarmente, un autentico appetito di musica; il desiderio di farla e di ascoltarla. […] Si fanno ascoltare dischi “classici” a partire dalla scuola materna. A piccole dosi, evidentemente, perché la ricettività non è molto elevata. Si aumenta progressivamente la dose fino ad una completa assuefazione; fino a che l’organismo non rigetta il veleno.[…] C’è almeno una condizione pedagogica che si dovrebbe davvero rispettare : la motivazione. Si ascolta, infatti, solo se si hanno buone ragioni per farlo. Nessuna motivazione, nessun ascolto! Ecco una legge generale.
    E qual’è una musica che un bambino di sei anni potrebbe essere motivato ad ascoltare?

    La propria! Quella che sta facendo o ha appena fatto.

    Ma è un repertorio un po’ limitato!

    Dopo la propria, ascolterà le musiche che vi assomigliano e allora il campo diventerà molto più vasto. Uno dei compiti pedagogici consisterà nel definire una discografia adatta.

    Anche per un bambino di un anno nel pieno dell’esplorazione senso-motoria?

    Certamente! Per esempio le famose Variazioni per una porta e un sospiro di Pierre Henry, che spesso non piacciono agli adulti ma ottengono l’adesione immediata dei piccolissimi. Ne abbiamo fatto l’esperienza in un nido: essi lasciano andare tutto per ascoltare; ne sono catturati! Mozart al contrario, a dispetto di un’idea assai diffusa, non ha alcun successo! Ma è normale: Pierre Henry fa cantare una porta che stride. È proprio ciò che fanno loro; vi si ritrovano pienamente!
    […] Per gioco si esplorano le fonti sonore, si mima il reale (quello che Piaget definisce “gioco simbolico” n.d.r.) e si organizzano i suoni. La creazione nasce dal gioco. E questa attività di produzione determina a sua volta la curiosità per l’ascolto di brani di riferimento: uno tira l’altro!

    Si dovrebbe dunque iniziare l’ascolto dei dischi solo al termine di un curricolo basato sulla produzione. E quindi, almeno all’inizio, si dovrebbe “censurare” l’ascolto e mettere da parte l’impianto hi-fi? […]

    Si figuri che nella riflessione sul risveglio musicale questo è un punto sul quale ho esitato- e non sono il solo. Conosco insegnanti che danno grande spazio alla produzione e non prendono in considerazione l’ascolto delle opere. Le pongo un quesito: tra tutte le educatrici di scuola materna che fanno attività di pittura, quante portano in classe le riproduzioni dei grandi maestri?
    Si potrebbe assai bene orientare il risveglio musicale sulla creazione e rimandare all’adolescenza il contatto con il repertorio. Però i dischi ci saranno utili anche molto prima, e per una ragione molto semplice: quale che sia la”censura” praticata dagli insegnanti, i bambini ascolteranno comunque musica, specialmente dalla radio e dalla televisione, e non sarà mai musica qualsiasi; al punto che se non ci si bada tenderanno a separare nettamente la musica degli adulti, consacrata dai media, dalla loro, che non assomiglia a nulla di serio. Per evitare questo c’è un mezzo molto semplice: far ascoltare loro dei dischi veri, che si acquistano nei negozi di musica, ma con contenuti vicini a ciò che essi stessi producono.

    È un modo di valorizzare il loro lavoro.

    Sì, e di dare dei riferimenti: “Avete fatto questo? Ecco quello che fa il signor tal dei tali”. È normale cercare dei termini di paragone; non per misurarsi, per giudicarsi migliori di Xenakis, ma per rassicurarsi o a volte per trovare delle idee.”

    Riferimenti bibliografici:
    1François Delalande, “La musica è un gioco da bambini”,ed. Franco Angeli 2004
    2Carl Rogers, “On becoming a person”, ed. Houghton Mifflin Company, Boston 1961, pp. 273 e ss.
    3Carlo Delfrati, “Fondamenti di pedagogia musicale”, EDT 2008

     

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    blue and green peacock feather

    Studiare Musica migliora l’intelligenza?

    Studiare Musica migliora l’intelligenza? 1216 924 Andrea

    Brain and Music“Nel corso della recente conferenza del maggio 2005 “The Neuroscience and Music II”, Lipsia, lo psicologo Glenn Schellenberg ha presentato i risultati di una ricerca1 che ha previsto la somministrazione di identici test di intelligenza a tre gruppi (per un totale di 144 campioni di 6 anni):

    Mean Increase in Full Scale QI

    E. Glenn Schellenberg 2004, University Of Toronto, Canada

     

    il primo composto da bambini che hanno frequentato corsi di strumento, un altro composto da alunni che hanno frequentato un corso di drammaturgia, mentre l’ultimo gruppo non ha frequentato nessuna attività extrascolastica nell’ultimo anno. La crescita del QI tra i bambini “musicisti” è parsa significativamente maggiore.

    Anche gli studi sugli apprendimenti complessi da parte di musicisti esperti lasciano evincere come lo studio di uno strumento porti a un riarrangiamento delle mappe di rappresentazione motoria e sensitiva e delle loro connessioni, così come, probabilmente, a molti cambiamenti microstrutturali e ottimizzino le funzionalità cerebrali.”2 In particolare, una ricerca ha evidenziato come somministrando un esercizio per tastiera a 5 dita, da svolgere per due ore al giorno, ad adulti non musicisti, l’area corticale collegata con il movimento delle dita mostrasse un incremento significativo in 5 giorni (Pascual, Leone 2001)3.

    5 days Hand Musical Training Effects

    Dr. Alvaro Pascual-Leone 2001, Behavioral Neurology Unit, Beth Israel Deaconess Medical Center,
    Harvard Medical School, Boston

     

     

    Note:

    • 1http://www.erin.utoronto.ca/~w3psygs/MusicLessons.pdf
    • 2“Manuale di Musicoterapia”, Gianni Nuti (AA. VV.), Ed. Cosmopolis 2011, p. 71
    • 3http://tmslab.org/wp-content/files/PascualLeone_MUSICBRAIN_NYAcadSci.pdf

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    man playing guitar

    Wes Montgomery Solo “Au Privave”

    Wes Montgomery Solo “Au Privave” 1386 924 Andrea

    La mia versione del bellissimo assolo di Wes su “Au Privave” di Charlie Parker, ci sono i primi 3 chorus. Ciao! 🙂

    Au privave from Andre Gole on Vimeo.