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Mancinismo e Chitarristi: Sono più Creativi? Serve una Chitarra Mancina?

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La relazione tra mancinismo e chitarristi è un argomento che ha suscitato un considerevole interesse nel campo della musica e della neuroscienza. Sebbene il mondo sia prevalentemente destro, una percentuale significativa di persone, tra cui molti musicisti di successo, sono mancini. Questa distinzione ha implicazioni uniche per l’apprendimento, l’esecuzione e l’adattamento strumentale.

Il mancinismo, definito come una preferenza per l’utilizzo della mano sinistra rispetto alla destra per attività come scrivere e mangiare, si verifica in circa il 10% della popolazione (Gilbert & Wysocki, 1992). Esistono varie teorie sul perché le persone sviluppano questa preferenza, tra cui la genetica, le condizioni prenatali e le differenze neurologiche (McManus, 2002).

Dal punto di vista neurologico, le differenze tra mancini e destrimani possono influenzare l’approccio all’apprendimento musicale. Un importante studio di Jancke et al. (2007) ha mostrato che i musicisti mancini mostrano una maggiore attivazione nell’emisfero destro del cervello, associato alla percezione musicale e alla creatività.

Quando si tratta di suonare la chitarra, i chitarristi mancini si trovano di fronte a una decisione iniziale: dovrebbero imparare a suonare una chitarra destra, una chitarra sinistra o una chitarra destra capovolta? La scelta può avere un impatto significativo sulla tecnica chitarristica e sull’acquisizione di abilità.

Le chitarre per mancini sono disponibili, ma meno diffuse e varie di quelle destre. Suonare una chitarra destra capovolta può portare a difficoltà tecniche, poiché l’ordine delle corde e la posizione dei controlli sono invertiti. D’altra parte, imparare a suonare una chitarra destra può essere inizialmente scomodo per i mancini, ma può offrire un più ampio accesso a strumenti e risorse pedagogiche.

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Nonostante queste sfide, ci sono numerosi esempi di chitarristi mancini di successo che hanno prosperato in vari modi. Jimi Hendrix, ad esempio, è famoso per aver suonato una chitarra destra capovolta. Paul McCartney, un mancino, suona un basso per mancini. Questi musicisti hanno non solo superato le sfide del mancinismo, ma hanno utilizzato la loro unicità per innovare il loro stile di suonare.

Alcune ricerche suggeriscono che i musicisti mancini possono avere vantaggi. Cashmore et al. (2008) hanno riscontrato che i musicisti mancini erano sovrarappresentati nei campioni di musicisti di alto livello. Potrebbe essere che le differenze cognitive e neurologiche associate al mancinismo portino a un approccio creativo e innovativo alla musica.

man in blue shirt and black pants standing on brown wooden ladder

In conclusione, il mancinismo e i chitarristi rappresentano un campo di indagine stimolante, che evidenzia l’interazione tra la preferenza manuale, la neurologia e l’espressione artistica. Nonostante le sfide, i chitarristi mancini hanno dimostrato capacità notevoli e uniche nel panorama musicale.

Le ricerche scientifiche e le esperienze di chitarristi di successo suggeriscono che il mancinismo, con le sue implicazioni uniche, può essere un fattore chiave per ispirare l’innovazione e l’eccellenza musicale.

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Cinque tra i Migliori Modelli di Chitarra Elettrica Che Hanno Fatto la Storia

Cinque tra i Migliori Modelli di Chitarra Elettrica Che Hanno Fatto la Storia 1430 924 Andrea

Il mondo della musica è pieno di icone e, tra queste, alcuni modelli di chitarra elettrica hanno segnato la storia, diventando veri e propri simboli di un’era. Scopriamo insieme cinque di questi strumenti, soffermandoci sui dettagli costruttivi e sugli artisti che li hanno resi immortali.

1. Fender Stratocaster

white and black stratocaster electric guitar on brown sofa

Realizzata per la prima volta nel 1954, la Stratocaster è probabilmente la chitarra più riconoscibile al mondo. Jimi Hendrix e la sua “Voodoo Child” ne sono il testimonial più iconico. La Stratocaster si caratterizza per la sua forma “a doppio cutaway”, un corpo in ontano o frassino, un manico in acero e una tastiera in acero o palissandro. I suoi tre pickup single-coil e l’interruttore a 5 posizioni offrono una vasta gamma di tonalità, dalla timbro squillante del pickup al ponte al suono cremoso e bluesy di quello al manico, passando per le posizioni intermedie e i loro timbri funkeggianti.

2. Gibson Les Paul

sunburst electric guitar

Introdotto nel 1952, il modello Les Paul di Gibson è diventato uno dei pilastri portanti del rock e del blues, grazie a musicisti come Slash dei Guns N’ Roses. Famosa per il suo suono caldo e medioso, la Les Paul è costruita con un corpo in mogano, spesso con un top in acero per aggiungere brillantezza. Due pickup humbucker assicurano una potenza sonora formidabile. La Les Paul è una chitarra che può spaziare dai puliti jazz alle sonorità più high gain.


3. Gibson SG

Il modello Gibson SG è un altro simbolo intramontabile nel mondo della chitarra elettrica. Lanciata nel 1961 come una versione più sottile e leggera del modello Les Paul, l’SG (Solid Guitar) è diventata famosa grazie a musicisti leggendari come Angus Young degli AC/DC. Con il suo doppio “cutaway” che permette un accesso senza ostacoli ai tasti superiori, l’SG è amata per la sua versatilità tonale e la sua suonabilità. La chitarra presenta un corpo in mogano che offre un suono caldo e ricco, un manico set-neck anch’esso in mogano per una risonanza ottimale e due pickup humbucker per un suono grosso e potente. La forma unica “a diavoletto” e il suono distintivo dell’SG la rendono perfetta per molti generi, dal blues classico al rock più duro.

4. Ibanez RG

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La serie RG di Ibanez, introdotta negli anni ’80, è diventata un pilastro del metal e dello shred, grazie alla sua suonabilità e al suo suono tagliente. Steve Vai e la sua “JEM” ne sono l’esempio perfetto. Questo modello è costruito con un corpo solitamente in tiglio o mogano, un manico veloce in acero e palissandro e una configurazione di pickup HSH (humbucker-single-humbucker) o HH per una versatilità tonale eccezionale. Adatta per chi vuole “correre”.

5. Fender Telecaster

brown and white stratocaster electric guitar

Dall’anno della sua nascita, il 1950, la Telecaster ha attraversato generi e decadi, rimanendo un’icona immutata. Bruce Springsteen è solo uno dei musicisti che hanno fatto di questo modello un classico. La “Tele” è conosciuta per il suo suono brillante e penetrante, grazie a un corpo in ontano o frassino, un manico in acero e due pickup single-coil. Questo strumento è famoso per la sua versatilità, e può spaziare dal country, al jazz fino ad arrivare al blues e rock.

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Questi cinque modelli hanno segnato la storia della chitarra elettrica, ciascuno con le sue peculiarità costruttive e sonore, la sua storia e gli artisti che ne hanno sancito l’immortalità. Dal blues al metal più aggressivo, la chitarra elettrica si è dimostrata uno strumento capace di attraversare generi e decadi, mantenendo sempre il suo fascino intramontabile.

capotasto o morsetto

Cos’è il Morsetto che si Applica sulla Chitarra

Cos’è il Morsetto che si Applica sulla Chitarra 679 531 Andrea

Il Morsetto che si Applica sulla Chitarra: Tutto quello che Devi Sapere sul Capotasto Mobile

Se sei un appassionato di chitarra, o semplicemente un principiante, ti sarei chiesto cosa sia quella pinza o morsetto che si applica sul manico della chitarra. Ma che cos’è esattamente? Questo misterioso accessorio è noto come capotasto mobile, un accessorio chiave per ogni chitarrista. Questo articolo ti guiderà attraverso tutto quello che devi sapere sul capotasto mobile, dai suoi vari usi alla sua importanza nello sviluppo del tuo suono unico.

Il capotasto mobile, o capo, è un dispositivo che si applica sul manico della chitarra, permettendo ai musicisti di modificare l’intonazione delle corde senza dover riaccordare lo strumento. Funziona essenzialmente come un capotasto “mobile”, da cui il nome, spostando il punto zero da cui le corde iniziano a vibrare (capotasto, o nut) lungo il manico.

Uno degli usi più comuni del capo è di cambiare la tonalità di una canzone senza dover modificare la forma degli accordi. Questo è particolarmente utile per i cantanti, che possono usare il capo per adattare la canzone al loro registro vocale. Ad esempio, se una canzone è in Sol maggiore ma risulta troppo bassa per la voce del cantante, applicando il capo sul terzo tasto si trasforma l’accordo in Si bemolle maggiore, rendendo la canzone più alta di un tono e mezzo.

Se sei alle prime armi con la chitarra, l’uso del capotasto può rivoluzionare la tua pratica. Questo strumento è particolarmente utile per i principianti che desiderano suonare brani con molti accordi con barrè, utilizzando invece le più semplici forme aperte. Per illustrare, facciamo un esempio: prendiamo un brano in tonalità di Reb (composto dagli accordi Reb – Sibm – Mibm – Lab7). Trasponendo il brano con l’applicazione del capotasto mobile al primo tasto, possiamo trasformare questi accordi in una progressione più accessibile: Do – Lam – Rem – Sol7. Mantenendo la tonalità originale, il capotasto mobile semplifica la suonabilità del brano eliminando l’uso di accordi con barrè. Scoprire come usare il capotasto può essere un game changer nella tua evoluzione chitarristica, rendendo più accessibili brani che prima sembravano fuori portata.

Un altro uso del capo riguarda l’uso di accordature alternative. Molti chitarristi utilizzano accordature aperte, che accordano la chitarra in modo che suoni un accordo anche senza premere alcun tasto. In queste situazioni, un capo può essere usato per cambiare la tonalità dell’accordatura aperta, permettendo al chitarrista di esplorare nuove sonorità senza dover riaccordare lo strumento.

Ma il capo non è solo comodo. Può anche essere usato per creare effetti sonori unici. Ad esempio, applicando il capo su alcuni tasti e lasciando le altre corde aperte, puoi creare sonorità differenti.

In conclusione, il capotasto mobile, ovvero il “morsetto” chitarristico, è un accessorio essenziale per ogni chitarrista, che offre una serie di opzioni creative e pratiche. Non importa se sei un principiante che cerca di semplificare le canzoni complesse, o un chitarrista esperto che cerca di esplorare nuove sonorità, il capotasto mobile può essere uno strumento prezioso nel tuo arsenale musicale. Ricorda, la cosa più importante è sperimentare e divertirsi con il tuo strumento, e il capotasto mobile può aiutarti a fare proprio questo.

a man holding a wooden instrument in his hands

Chi ha inventato la chitarra

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Chi ha inventato la chitarra: Una profonda immersione nella storia della chitarra

La chitarra è uno strumento musicale che ha attraversato secoli, culture e continenti. Ma chi ha inventato la chitarra? Questa domanda ci porta in un viaggio attraverso la storia, dall’antico Medio Oriente alla moderna Spagna. In questo articolo, esploreremo le radici della chitarra, come si è evoluta nel corso dei secoli e come è diventata lo strumento che conosciamo e amiamo oggi.

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Le radici della chitarra: Il liuto

Le radici della chitarra possono essere rintracciate fino agli antichi strumenti a corde del Medio Oriente, come il liuto. Questi strumenti, come si può vedere nell’immagine qui a fianco, erano molto diversi dalle chitarre moderne, ma la loro influenza è innegabile. Il liuto era uno strumento a corde pizzicate, con un manico lungo e una cassa armonica a forma di “pera”. Era uno strumento popolare nelle corti reali e veniva spesso utilizzato per accompagnare il canto e la danza.

La nascita della chitarra moderna

La chitarra moderna, con la sua forma a noi familiare e le sue sei corde, è stata sviluppata in Spagna nel XVIII secolo. Questo strumento, come si può vedere nell’immagine qui a lato, ha subito poche modifiche da allora e rimane uno degli strumenti musicali più popolari e amati al mondo. La chitarra moderna è caratterizzata da un manico sottile e una tavola armonica piatta e larga, fasce curve e un fondo solido, che insieme producono un suono ricco e risonante. Le sue sei corde sono solitamente accordate in mi, la, re, sol, si, mi, dalla più grave alla più acuta.

La chitarra nel jazz e oltre

La chitarra ha giocato un ruolo fondamentale nella nascita e nello sviluppo del jazz. Chitarristi come Django Reinhardt e Wes Montgomery hanno rivoluzionato il modo di suonare la chitarra, introducendo tecniche innovative e un nuovo linguaggio musicale.

Ma è con l’avvento del rock and roll negli anni ’50 che la chitarra ha assunto un ruolo preponderante. Chitarristi come Chuck Berry e Elvis Presley hanno fatto della chitarra l’emblema del rock, mentre Jimi Hendrix e Eric Clapton hanno spinto i limiti della chitarra elettrica, esplorando nuovi territori sonori. Oggi, la chitarra è uno strumento fondamentale in quasi tutti gli stili musicali, dal pop al metal, dal country al blues.

La chitarra è uno strumento versatile e espressivo, capace di produrre una vasta gamma di suoni e stili musicali. Che tu sia un principiante che sta appena iniziando o un musicista esperto, la chitarra ha qualcosa da offrire a tutti. Continua a seguire il nostro blog per ulteriori approfondimenti sulla storia e la tecnica della chitarra.

pedaliera amplificatore e chitarra

11 Migliori Effetti Per Chitarra Elettrica

11 Migliori Effetti Per Chitarra Elettrica 1333 924 Andrea

I migliori pedalini per chitarra elettrica

Sebbene le preferenze siano come sempre un fatto soggettivo, ci sono 11 effetti per chitarra elettrica che vengono spesso considerati tra i migliori. Ve li elenco e vi metto il link di qualche modello carino

  1. Pedale wah-wah: crea un suono “parlante” facendo oscillare la frequenza del segnale. Il più classico e storico esempio: Jim Dunlop Cry Baby® Wah – Pedale ad effetto per chitarra – Modello GCB95
  2. Pedale del volume: permette di controllare il volume del segnale in modo dinamico. Io mi sono trovato molto bene con questo, che non necessita di alimentazione: BOSS FV-500H
  3. Pedale delay: ripete il segnale in un determinato intervallo di tempo, creando un effetto di “eco”. Non lo possiedo ma ho altri TC Electronic, e secondo me qualità/prezzo sono prodotti ottimi: FLASHBACK 2 DELAY
  4. Pedale chorus: Il pedale chorus amplifica l’effetto sonoro di “coro” replicando il segnale originale e aggiungendo ritardi e lievi variazioni di velocità di campionamento. Questa sovrapposizione di segnali crea la percezione di multiple fonti sonore simultanee, similmente a un ensemble di voci o strumenti. Un classico, quello usato dai Nirvana, che ho posseduto: SMALL CLONE EHX
  5. Pedale reverb: aggiunge un effetto di riverbero al segnale, dando l’impressione che il suono si stia diffondendo in un ambiente. Io uso questo e mi trovo molto bene, si può controllare anche dalla app sul cellulare: HALL OF FAME 2
  6. Pedale overdrive: crea un suono distorto e “saturato” facendo distorcere il segnale in modo controllato. Prendete questo se vi piace John Frusciante, ma nel rock lo usano in tantissimi: BOSS SD-1
  7. Pedale phaser: crea un effetto “ondulato” facendo variare la fase del segnale. Ad esempio: MXR PHASE 90
  8. Pedale tremolo: crea un effetto di “tremolo” facendo variare il volume del segnale in modo regolare. Questo pedale Fender sembra interessante: MTG TUBE TREMOLO
  9. Pedale harmonizer: aggiunge note armoniche al segnale, creando un effetto di “coro” più complesso. Un costoso ma ottimo esempio? EHX POG 2
  10. Pedale pitch shifter: cambia il pitch (la frequenza) del segnale, permettendo di creare effetti di “whammy” o di “parlato”. Sia per harmonizer che pitch shifter, una scelta quasi obbligata è il WHAMMY DIGITECH
  11. Pedale compressore: riduce la dinamica del segnale, creando un suono più uniforme e “pieno”. Per me è uno dei pedali più utili dopo il riverbero. Attualmente io uso WAMPLER EGO COMPRESSOR
pedaliera per chitarra elettrica
Pedaliera per chitarra elettrica

In che ordine vengono inseriti i pedali?

L’ordine in cui vengono inseriti i pedali può avere un impatto significativo sul suono finale. In generale, i pedali vengono inseriti nella seguente sequenza:

  1. Pedali di modifica del tono (wah-wah, equalizzatore, overdrive, distorsore, etc.)
  2. Pedali di modifica del tempo (delay, chorus, flanger, phaser, etc.)
  3. Pedali di modifica del volume (compressore, volume, tremolo, etc.)

Tuttavia, questo ordine può variare a seconda delle preferenze individuali o del tipo di suono che si sta cercando di ottenere. Alcuni musicisti potrebbero preferire inserire il compressore prima degli altri pedali di modifica del tono per aumentare la definizione delle note, mentre altri potrebbero inserire il delay prima degli altri pedali di modifica del tempo per creare un suono più “spazioso”.

Inoltre, alcuni pedali possono essere inseriti in un “loop” dedicato, che consente di inserire e rimuovere facilmente tutti i pedali che si desidera utilizzare in un determinato momento. In questo caso, l’ordine in cui vengono inseriti i pedali all’interno del loop non ha alcun effetto sul suono finale.

In generale, l’ordine in cui vengono inseriti i pedali dipende dalle preferenze personali e dal tipo di suono che si sta cercando di ottenere.

pedali Boss per chitarra
Pedali Boss per chitarra

Come possiamo alimentare i pedali per chitarra?

I pedali per chitarra possono essere alimentati in diversi modi, a seconda del modello e delle preferenze personali. Ecco alcune opzioni comuni:

  1. Batterie: molti pedali per chitarra possono essere alimentati da batterie alcaline o a bottone. Questa è una soluzione semplice e pratica, ma può essere costosa se si usano molti pedali o se si suona spesso. Comunque normalmente si utilizzano batterie a 9v come questa.
  2. Alimentatore: molti pedali per chitarra possono essere alimentati tramite un alimentatore esterno. Gli alimentatori forniscono una corrente costante e affidabile, ma possono ingombrare un po’ e richiedere un cavo di alimentazione supplementare. Io mi trovo bene con lo SPOT ONE che ha la daisy chain.
    Una “daisy chain” è una serie di adattatori che permette di collegare più pedali per chitarra in modo da alimentarli contemporaneamente utilizzando un unico cavo di alimentazione. In generale, gli alimentatori multipli e le “daisy chain” sono molto utili per i musicisti che utilizzano molti pedali per chitarra, poiché consentono di ridurre l’ingombro e il numero di cavi necessari. Tuttavia, è importante assicurarsi che gli adattatori e gli alimentatori utilizzati siano compatibili con i pedali per chitarra e che forniscano una corrente sufficiente per alimentarli tutti contemporaneamente.
  3. Batterie ricaricabili: alcuni pedali per chitarra possono essere alimentati da batterie ricaricabili. Questo può essere più conveniente e rispettoso dell’ambiente rispetto alle batterie alcaline, ma può richiedere l’acquisto di un caricabatterie separato.
  4. Pannello solare: alcuni pedali per chitarra possono essere alimentati anche tramite pannelli solari. Questa è una soluzione ecologica e pratica, ma può non essere sempre disponibile in condizioni di scarsa illuminazione o in ambienti chiusi.
Telecaster e pedaliera per chitarra
Telecaster e pedaliera per chitarra

In generale, l’opzione migliore dipende dalle preferenze personali e dalle esigenze specifiche del musicista.

woman in denim jacket playing guitar

Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica

Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica 1386 924 Andrea

Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica

Per scegliere tra chitarra classica, elettrica e acustica è necessario innanzitutto vedere in che modo producono il suono. La chitarra classica utilizza corde di nylon, che producono un suono più morbido e caldo rispetto alle corde di metallo utilizzate dalle chitarre acustiche ed elettriche. Queste ultime, invece, hanno un suono più brillante e potente.

black and white string lights
Corde per chitara classica
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Un’altra differenza importante è nella costruzione delle chitarre. La chitarra classica e l’acustica hanno un corpo più grande rispetto alle elettriche. Le chitarre elettriche, invece, hanno un corpo più piccolo e un manico più stretto, il che le rende più adatte all’esecuzione di una varietà di generi musicali.

grayscale photography of guitar heads
Chitarre e bassi

Infine, una chitarra elettrica ha la capacità di amplificare il suono grazie all’utilizzo di pickup e amplificatori, mentre una chitarra acustica e classica non hanno questa capacità (a meno che non siano amplificate!) e il suono viene prodotto solo dalle corde e dal corpo dello strumento. Esistono tuttavia anche chitarre acustiche (e classiche) amplificate.

grayscale photo of person holding guitar neck and strings

Una chitarra acustica può essere amplificata in diversi modi. Uno dei metodi più comuni è l’utilizzo di un microfono, che viene posizionato vicino alla chitarra e collegato a un amplificatore. In questo modo, il suono prodotto dalla chitarra viene captato dal microfono e amplificato tramite l’amplificatore.

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man playing guitar grayscale photo

Un altro modo per amplificare una chitarra acustica è quello di utilizzare un pickup, che viene montato sulla chitarra e funziona come un microfono elettrico. Il suono prodotto dalla chitarra viene captato dal pickup e inviato a un amplificatore, dove viene amplificato.

È meglio iniziare a suonare con la chitarra elettrica, acustica o classica?

La scelta della chitarra con cui iniziare a suonare dipende dai tuoi gusti personali e dal genere di musica che desideri suonare.

Se ti piace la musica pop, rock, blues, metal o jazz una chitarra elettrica potrebbe essere una buona scelta iniziale, poiché questi generi di solito richiedono un suono più brillante e potente. Le chitarre elettriche sono anche più facili da suonare rispetto alle chitarre acustiche o classiche, poiché hanno un manico più fino e le corde sono più sottili e più vicine al manico.

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Se ti piace la musica folk, country o pop, se ti piacciono i cantautori, una chitarra acustica potrebbe essere una scelta migliore. Le chitarre acustiche sono versatili e possono essere utilizzate per suonare una varietà di generi musicali. Inoltre, sono più facili da trasportare e non hanno bisogno di essere collegate a un amplificatore per suonare, il che le rende ideali per suonare all’aperto o in piccoli spazi.

woman in denim jacket playing guitar
Chitarra acustica

Se ti piace la musica classica o flamenco, la bossa nova e altri generi cantautorali, oppure se sei un principiante assoluto e vuoi iniziare a suonare senza investire una fortuna nello strumento, una chitarra classica potrebbe essere la scelta ideale. Le chitarre classiche hanno corde di nylon che producono un suono più morbido e caldo rispetto alle corde di metallo utilizzate dalle chitarre acustiche ed elettriche. Inoltre, le corde di nylon sono inoltre più delicate sui polpastrelli dei principianti.

In generale, quale chitarra è meglio iniziare a suonare dipende dai tuoi gusti personali e dal genere di musica che desideri suonare. In ogni caso, la cosa più importante è scegliere uno strumento di buona qualità che sia comodo e piacevole da suonare (e, per questo, è molto importante provarlo).

8 Consigli per chi studia chitarra

8 Consigli per chi studia chitarra 1642 924 Andrea
  • 1. Alternare pratica in piedi e seduti

Mentre suoni, non dovresti limitarti a una sola posizione. Anche se può sembrare complicato, è importante allenarsi sia stando in piedi che seduti. Infatti, suonare la chitarra in piedi comporta una postura differente rispetto a quando sei seduto. Quest’ultima situazione ti spinge a piegarti per guardare le tue mani, un’abitudine da cui dovresti gradualmente distaccarti. Al contrario, stando in piedi, cambia tutto: non puoi facilmente osservare la tua mano sinistra e la posizione della chitarra è diversa. Assicurati di avere una tracolla confortevole e abitua il tuo corpo a suonare in piedi.

  • 2. Dai priorità alla tecnica, non alla velocità

Se stai iniziando a suonare, non puntare subito alla velocità. Piuttosto, concentra le tue energie nel sviluppare una buona tecnica, che include una diteggiatura precisa, un suono chiaro e la capacità di colpire le note giuste in ogni occasione. Una tecnica corretta sarà la tua migliore alleata nel raggiungere la velocità. Affrettarsi può portare a sviluppare abitudini errate. Ricorda, la velocità verrà da sé una volta che hai padroneggiato la tecnica. Prenditi tutto il tempo che serve.

  • 3. Adotta la corretta diteggiatura

Nel corso dei secoli, i musicisti hanno stabilito il modo ottimale per suonare accordi e scale, identificando le dita più adatte a suonare determinate note. Puoi sentirti tentato di inventare il tuo metodo, ma evita di farlo. Oltre alla correttezza del suono, occorre considerare eventuali variazioni future, come l’aggiunta di estensioni e alterazioni, che potrebbero non essere compatibili con una diteggiatura personalizzata. Osserva attentamente la posizione delle tue dita e assicurati che sia corretta quando suoni.

  • 4. Pratica in silenzio

Sei attratto dal tuo programma TV preferito mentre dovresti esercitarti? Non preoccuparti. Puoi eseguire molti esercizi con la chitarra in mano senza dover effettivamente suonare le corde. Questa pratica silenziosa ti aiuta a sviluppare la muscolatura e l’agilità della mano sinistra, indispensabili per suonare correttamente.

L’uso di un metronomo può sembrare difficile all’inizio, ma i vantaggi a lungo termine sono immensi. Migliorerai notevolmente il tuo senso ritmico se inizi presto ad usarne uno. Puoi iniziare con un ritmo lento, come 60 battiti al minuto (bpm). L’obiettivo principale è abituarti a suonare a un ritmo costante. Ricorda, esistono numerose app gratuite per metronomo disponibili online.

    • 6. Non evitare gli accordi difficili

    Puoi essere tentato di evitare gli accordi che trovi particolarmente complicati. Tuttavia, è importante sfidare te stesso e affrontare questi ostacoli per progredire. Ad esempio, l’accordo di Si minore potrebbe sembrare difficile da iniziare, ma è una competenza essenziale da padroneggiare se vuoi essere un chitarrista versatile. Non esitare a dedicare del tempo specifico a lavorare su quegli accordi che ti danno più difficoltà. Gradualmente diventeranno più facili da eseguire.

    • 7. Sperimenta stili musicali diversi

    Non limitarti a un solo stile musicale. Anche se adori il rock, non esitare a provare il blues, il jazz, il country, la musica classica, o qualsiasi altro genere ti piaccia. Questa sperimentazione ti permetterà di ampliare la tua gamma di competenze e potrebbe anche apportare nuovi elementi al tuo stile di suono preferito. Inoltre, è un’ottima strategia per evitare la monotonia durante la pratica.

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    • 8. Ascolta tanta musica

    Ascolta musica costantemente, non solo le tue canzoni preferite, ma cerca di variare i generi e gli artisti. Ascolta le parti di chitarra, cercando di capire cosa fa il chitarrista e perché. Questo ti aiuterà a sviluppare il tuo orecchio musicale e a comprendere meglio come la chitarra si inserisce all’interno di un brano. Puoi persino cercare di imparare a suonare alcuni pezzi a orecchio, che è un ottimo esercizio per migliorare le tue capacità di ascolto e comprensione musicale.

    Ricorda, la cosa più importante è divertirsi mentre si impara a suonare la chitarra. Se ti trovi a lottare con un particolare esercizio o canzone, prenditi una pausa e tornaci dopo. La chitarra è uno strumento meraviglioso che può portare molta gioia nella tua vita, purché tu la approcci con pazienza e determinazione. Buona pratica!

    10 Accessori ESSENZIALI Per Chitarristi

    10 Accessori ESSENZIALI Per Chitarristi 1644 924 Andrea

     

    Spesso ricevo richieste da allievi o genitori su quali prodotti possono essere utili ai chitarristi o studenti di musica e chitarra. Non è facile districarsi negli acquisti in un settore così specifico, e si corre il rischio di comprare qualcosa che costa poco ma vale ancora meno. Ecco una lista di “accessori accessibili” che ho testato personalmente e su cui potete fare affidamento. Si tratta di oggetti che tutti i chitarristi si trovano prima o poi ad acquistare… o a ricevere in regalo 🙂

    #1
     
    Kyser Quick-Change Capotasto per chitarra acustica a sei corde

    Questo capotasto non è dei più economici, ma a differenza di altri è estremamente durevole, funziona benissimo e si adatta a tutti i modelli (compresa la chitarra classica che è ostica per via della tastiera piatta; funziona persino sulla 12 corde!). Il meccanismo a pinza garantisce solidità ed è realizzato con materiali molto solidi: io lo possiedo da circa 10 anni. Si può spostare rapidamente da un tasto all’altro. Se posizionato correttamente, non sposta le corde. La molla è piuttosto dura, e questo garantisce una presa migliore.

    #2

     
    BOSS TU-10 – Accordatore cromatico a clip

    Affidabile accordatore a clip, si applica alla paletta della chitarra e percepisce le vibrazioni dello strumento, dunque permette di accordare anche quando c’è rumore (ad esempio in situazioni live come concerti o saggi…oppure in sala prove). Se attaccato sul retro della paletta è piccolo e discreto, per cui può essere lasciato attaccato anche durante un concerto, se siamo incerti della tenuta dell’accordatura e vogliamo controllare tra un brano e l’altro. Io lo preferisco agli accordatori tradizionali con ingresso jack.

    #3
     
    Korg MA-2 LCD Metronomo Digitale Compatto

    Come sappiamo, il requisito numero uno per un chitarrista è andare a tempo. Con questo tascabile metronomo digitale ci si può esercitare su metri diversi (binario, ternario, quaternario ecc.), e in ampio range di velocità. L’uscita cuffie è un punto a favore, utile quando ci si vuole esercitare in silenzio.

     

    #4
     
    CAHAYA 2-in-1 Leggio

    Il leggio è un accessorio fondamentale per qualunque musicista, e serve a reggere gli spartiti sia in fase di studio che durante i concerti. Questo leggero ma durevole leggio ha una borsa a tracolla che permette di trasportarlo qualora lo dovessimo usare per concerti; inoltre, una volta piegato, occupa pochissimo spazio in casa.

    #5

    Quaderno di musica – 12 righi, 32 pp. carta avorio

    Il quaderno con fogli pentagrammati è lo spazio dove il musicista trascrive musica e compone, mettendo “nero su bianco” note e accordi. In questo quaderno formato A4 troviamo 32 fogli con 12 righi per pagina.

    #6
     

    Proel FC80 – Supporto per chitarra Acustica Classica elettrica Basso, Grigio Antracite

    Credo che l’acquisto più utile e, al contempo, trascurato sia quello di uno stand per chitarra, o poggiachitarra che dir si voglia. Il modo migliore per crescere musicalmente è avere la chitarra a portata di mano, a fianco della scrivania, del letto o del divano, per suonare nei momenti “morti”. In questo modo, cinque minuti alla volta, siamo sempre in esercizio. Secondo la mia esperienza, se la chitarra viene lasciata nella sua custodia, i miglioramenti stentano ad arrivare. Questo stand della Proel ha le estremità gommate per la protezione dello strumento, è universale e dunque compatibile con ogni modello e tipologia di chitarra (classica, acustica ed elettrica), resistente (il mio dura ancora da parecchi anni), pieghevole e facilmente trasportabile.

    #7

    12 Plettri JIM DUNLOP PVP113 Variety Pack

    I plettri sono un accessorio indispensabile per i chitarristi, e permettono di pizzicare le corde con la mano destra, suonando arpeggi o ritmiche in strumming. Sono facili da perdere e dunque non bastano mai. Ho scelto questo prodotto Dunlop che uso e con cui mi trovo molto bene, in questa simpatica confezione regalo ci sono ben 12 plettri di vari colori e spessori, così il chitarrista può sperimentare con quale si trova meglio.

    #8

    Tracolla Fender Sangle Monogrammed 5 cm

    Una vera rockstar deve poter suonare in piedi davanti al suo pubblico…Conosco bene questa tracolla Fender, marchio che ha fatto la storia della chitarra elettrica. Comoda e durevole, si può usare sia per elettrica che per acustica. Le chitarre classiche di fascia bassa generalmente non hanno il pomello sul fondo a cui agganciarla: verificate prima di acquistare.

    #9

    Elixir 16027 Nanoweb Set da 6 Corde per Chitarra Acustica – Phosphor Bronze – Custom Light: 011-052

    Queste corde per chitarra Acustica hanno un suono brillante e durano dalle 3 alle 5 volte in più rispetto alle corde “normali” grazie ad uno speciale rivestimento: una guaina di un materiale plastico che le protegge dal sudore acido delle mani. Grazie a questo trattamento “antiruggine”, il suono della chitarra può preservarsi nel tempo: le ritengo un ottimo investimento. La scalatura suggerita è quella con il mi cantino .011 sempre tenendo a mente la mano “sensibile” del chitarrista principiante; i più navigati possono sperimentare anche spessori maggiori.

    #10

    Ernie Ball 9-42 corde per chitarra elettrica

    Uso queste corde per chitarra elettrica da diversi anni sulle mie Fender (monto la muta da 11, ma per i principianti consiglio queste 9-42 che sono più morbide). Durano e suonano meglio delle altre che ho provato, e infatti sono le più vendute.

    boy singing on microphone with pop filter

    Quale pedagogia della musica? Considerazioni sul pensiero di F. Delalande.

    Quale pedagogia della musica? Considerazioni sul pensiero di F. Delalande. 924 924 Andrea

    Nella mia attività di insegnante di musica imposto da sempre una didattica che fa leva soprattutto, per non dire unicamente, sulla motivazione individuale all’apprendimento, sulla genuina curiosità verso il mondo, sui desideri e gli obiettivi dell’alunno.
    Gli studenti vengono in studio con una storia, un Iso (identità sonoro-musicale, per dirla nei termini di Benenzon1) che emerge inizialmente dalle conversazioni sui gusti musicali, sugli ascolti, su ciò che vorrebbero imparare a suonare; ma anche successivamente, in maniera spesso non verbale, dal loro stile , da ciò che risulta loro comprensibile e familiare e ciò che invece risulta ostico. Con alcuni studenti intonare una melodia sembra il compito più naturale del mondo, al pari del parlare o del camminare; per altri , la sola idea di utilizzare la propria voce suscita emozioni di paura ed imbarazzo. A volte complessi ritmi terzinati fluiscono attraverso la mano destra naturalmente, ma una semplice ritmica in quarti risulta poco familiare e di conseguenza di difficile esecuzione.
    Per essere molto concreti, il repertorio che utilizziamo (o perlomeno, a cui vogliamo approdare e cui facciamo costante riferimento) è quello che viene portato dall’alunno a lezione in maniera più o meno esplicita.
    Ritengo che buona parte del mio lavoro si sostanzi nel fornire all’alunno tutti gli strumenti di base di cui necessita per realizzare le sue aspirazioni ed esprimersi come individuo. Un’ottica che reputo vicina al paradigma Rogersiano di Student-Centered Teaching2, di cui condivido molte delle radicali posizioni.
    Non ho finora dovuto (né potuto, effettivamente), utilizzare sistemi punitivi quali e voti negativi o note di demerito per chi non faceva i compiti e non studiava; bensì, ho spinto le persone a riflettere sulle ragioni di un’eventuale improduttività del lavoro svolto insieme, e senza mia grande sorpresa , in questi rari casi gli alunni erano spinti allo studio della musica più da motivazioni estrinseche (soprattutto da pressioni genitoriali) che da motivazioni intrinseche, e hanno trovato il coraggio di abbandonare una strada da loro non voluta e, pertanto, fonte di frustrazione. Ma parliamo di pochi casi: credo di essere piuttosto fortunato a insegnare una materia che si studia (almeno privatamente) soprattutto se mossi “dall’interno”, visto che conduce a competenze non immediatamente spendibili (almeno così vuole il senso comune) sul mercato del lavoro.

    Riflettendo sul mio percorso di studi personali (musicali e non), sono una piccola parte di insegnanti ha valorizzato la mia storia e le mie aspirazioni per aiutarmi nella realizzazione dei sogni, e naturalmente a questi devo molto, anche perchè ho potuto prenderli a modello e replicare il loro stile di insegnamento.

    Nulla mi è rimasto di approcci direttivi , orientati al nozionismo, alla trasmissione di contenuti “perché il programma ministeriale ha decretato così”. Programmi spesso vetusti, risalenti all’epoca fascista.

    Naturalmente, il lavoro nelle istituzioni presenta maggiori fatiche rispetto a quello privato, specie se si tratta di attività curricolari che non presuppongono la scelta dell’alunno. Su questo mi soffermo per dire che in altri paesi ben presto si può personalizzare il piano di studi, e orientare il proprio esame di maturità verso certe materie piuttosto che altre ( è il caso dell’Abitur tedesca). Inoltre, nel caso di una classe di bambini del nido, della materna o prime classi delle elementari , non incontriamo una consapevolezza cosciente né delle proprie aspirazioni musicali, né del proprio bagaglio di ascolti sonori.

    Quale repertorio adottare, dunque? Lascio la domanda in sospeso, ma vi riporto alcune considerazioni di François Delalande3 in merito.
    Io le reputo di un’attualità cogente, soprattutto se pensiamo che ancora oggi, a trent’anni di distanza, un gran numero di insegnanti italiani ritiene idonea la scelta di fare della “lezione di musica” una sorta di cronistoria della musica classica, con relativi ascolti, accoppiata con immotivate elucubrazioni teoriche sul solfeggio. Questi docenti procedono imponendosi come potrebbero imporsi i conquistadores con i nativi americani: calpestando deliberatamente la cultura di una “popolazione”, imponendo un modello culturale ritenuto gerarchicamente superiore. Gli esiti sono disastrosi, di questo parla lungamente anche il Delfrati4: lezioni caotiche in cui l’insegnante deve costantemente alzare la voce per ripristinare l’ordine (ignorando che l’attenzione derivi dalla motivazione, mentre qui si adotta la didattica della “ricezione passiva” di cui sopra). Senza parlare dell’incredibile successo che questa pedagogia ottiene nell’allontanare le persone dalla musica, e nel consolidare negli insegnanti la malsana idea che loro siano portatori di un messaggio superiore, espressione di una élite, e gli studenti siano una massa di barbari difficile da civilizzare.

     

     

    “In diverse forme, si prova a introdurre delle esperienze attive. Un po’ di flauto dolce nella secondaria, qualche percussione nella primaria…
    Il dramma è che queste pratiche sono ben misere se paragonate ai capolavori che si fanno ascoltare. Che impressione può dare l’ascolto di una sinfonia di Beethoven eseguita da una delle migliori orchestre mondiali, o degli effluvi virtuosi di un Pollini, dopo aver balbettato una melodia su di un flauto dolce? In un altro contesto potrebbe risultare uno stimolo; ma è chiaro che l’educazione impartita a scuola, nelle sue condizioni e con il tempo a disposizione, non permetterà neppure di avvicinarsi a quei modelli e che il confronto non può far altro che approfondire le differenze e alimentare il culto dei geni ineguagliabili.
    […] Si rischia di mettere il carro davanti ai buoi se non si crea, preliminarmente, un autentico appetito di musica; il desiderio di farla e di ascoltarla. […] Si fanno ascoltare dischi “classici” a partire dalla scuola materna. A piccole dosi, evidentemente, perché la ricettività non è molto elevata. Si aumenta progressivamente la dose fino ad una completa assuefazione; fino a che l’organismo non rigetta il veleno.[…] C’è almeno una condizione pedagogica che si dovrebbe davvero rispettare : la motivazione. Si ascolta, infatti, solo se si hanno buone ragioni per farlo. Nessuna motivazione, nessun ascolto! Ecco una legge generale.
    E qual’è una musica che un bambino di sei anni potrebbe essere motivato ad ascoltare?

    La propria! Quella che sta facendo o ha appena fatto.

    Ma è un repertorio un po’ limitato!

    Dopo la propria, ascolterà le musiche che vi assomigliano e allora il campo diventerà molto più vasto. Uno dei compiti pedagogici consisterà nel definire una discografia adatta.

    Anche per un bambino di un anno nel pieno dell’esplorazione senso-motoria?

    Certamente! Per esempio le famose Variazioni per una porta e un sospiro di Pierre Henry, che spesso non piacciono agli adulti ma ottengono l’adesione immediata dei piccolissimi. Ne abbiamo fatto l’esperienza in un nido: essi lasciano andare tutto per ascoltare; ne sono catturati! Mozart al contrario, a dispetto di un’idea assai diffusa, non ha alcun successo! Ma è normale: Pierre Henry fa cantare una porta che stride. È proprio ciò che fanno loro; vi si ritrovano pienamente!
    […] Per gioco si esplorano le fonti sonore, si mima il reale (quello che Piaget definisce “gioco simbolico” n.d.r.) e si organizzano i suoni. La creazione nasce dal gioco. E questa attività di produzione determina a sua volta la curiosità per l’ascolto di brani di riferimento: uno tira l’altro!

    Si dovrebbe dunque iniziare l’ascolto dei dischi solo al termine di un curricolo basato sulla produzione. E quindi, almeno all’inizio, si dovrebbe “censurare” l’ascolto e mettere da parte l’impianto hi-fi? […]

    Si figuri che nella riflessione sul risveglio musicale questo è un punto sul quale ho esitato- e non sono il solo. Conosco insegnanti che danno grande spazio alla produzione e non prendono in considerazione l’ascolto delle opere. Le pongo un quesito: tra tutte le educatrici di scuola materna che fanno attività di pittura, quante portano in classe le riproduzioni dei grandi maestri?
    Si potrebbe assai bene orientare il risveglio musicale sulla creazione e rimandare all’adolescenza il contatto con il repertorio. Però i dischi ci saranno utili anche molto prima, e per una ragione molto semplice: quale che sia la”censura” praticata dagli insegnanti, i bambini ascolteranno comunque musica, specialmente dalla radio e dalla televisione, e non sarà mai musica qualsiasi; al punto che se non ci si bada tenderanno a separare nettamente la musica degli adulti, consacrata dai media, dalla loro, che non assomiglia a nulla di serio. Per evitare questo c’è un mezzo molto semplice: far ascoltare loro dei dischi veri, che si acquistano nei negozi di musica, ma con contenuti vicini a ciò che essi stessi producono.

    È un modo di valorizzare il loro lavoro.

    Sì, e di dare dei riferimenti: “Avete fatto questo? Ecco quello che fa il signor tal dei tali”. È normale cercare dei termini di paragone; non per misurarsi, per giudicarsi migliori di Xenakis, ma per rassicurarsi o a volte per trovare delle idee.”

    Riferimenti bibliografici:
    1François Delalande, “La musica è un gioco da bambini”,ed. Franco Angeli 2004
    2Carl Rogers, “On becoming a person”, ed. Houghton Mifflin Company, Boston 1961, pp. 273 e ss.
    3Carlo Delfrati, “Fondamenti di pedagogia musicale”, EDT 2008

     

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