musica

pedaliera amplificatore e chitarra

11 Migliori Effetti Per Chitarra Elettrica

11 Migliori Effetti Per Chitarra Elettrica 1333 924 Andrea

Sebbene le preferenze siano come sempre un fatto soggettivo, ci sono 11 effetti per chitarra elettrica che vengono spesso considerati tra i migliori:

  1. Pedale wah-wah: crea un suono “parlante” facendo oscillare la frequenza del segnale.
  2. Pedale del volume: permette di controllare il volume del segnale in modo dinamico.
  3. Pedale delay: ripete il segnale in un determinato intervallo di tempo, creando un effetto di “eco”.
  4. Pedale chorus: crea un effetto di “coro” aggiungendo una lieve variazione nella velocità di campionamento del segnale.
  5. Pedale reverb: aggiunge un effetto di riverbero al segnale, dando l’impressione che il suono si stia diffondendo in un ambiente.
  6. Pedale overdrive: crea un suono distorto e “saturato” facendo distorcere il segnale in modo controllato.
  7. Pedale phaser: crea un effetto “ondulato” facendo variare la fase del segnale.
  8. Pedale tremolo: crea un effetto di “tremolo” facendo variare il volume del segnale in modo regolare.
  9. Pedale harmonizer: aggiunge note armoniche al segnale, creando un effetto di “coro” più complesso.
  10. Pedale pitch shifter: cambia il pitch (la frequenza) del segnale, permettendo di creare effetti di “whammy” o di “parlato”.
  11. Pedale compressore: riduce la dinamica del segnale, creando un suono più uniforme e “pieno”.
pedaliera per chitarra elettrica
Pedaliera per chitarra elettrica

In che ordine vengono inseriti i pedali?

L’ordine in cui vengono inseriti i pedali può avere un impatto significativo sul suono finale. In generale, i pedali vengono inseriti nella seguente sequenza:

  1. Pedali di modifica del tono (wah-wah, equalizzatore, overdrive, distorsore, etc.)
  2. Pedali di modifica del tempo (delay, chorus, flanger, phaser, etc.)
  3. Pedali di modifica del volume (compressore, volume, tremolo, etc.)

Tuttavia, questo ordine può variare a seconda delle preferenze individuali o del tipo di suono che si sta cercando di ottenere. Alcuni musicisti potrebbero preferire inserire il compressore prima degli altri pedali di modifica del tono per aumentare la definizione delle note, mentre altri potrebbero inserire il delay prima degli altri pedali di modifica del tempo per creare un suono più “spazioso”.

Inoltre, alcuni pedali possono essere inseriti in un “loop” dedicato, che consente di inserire e rimuovere facilmente tutti i pedali che si desidera utilizzare in un determinato momento. In questo caso, l’ordine in cui vengono inseriti i pedali all’interno del loop non ha alcun effetto sul suono finale.

In generale, l’ordine in cui vengono inseriti i pedali dipende dalle preferenze personali e dal tipo di suono che si sta cercando di ottenere.

pedali Boss per chitarra
Pedali Boss per chitarra

Come possiamo alimentare i pedali per chitarra?

I pedali per chitarra possono essere alimentati in diversi modi, a seconda del modello e delle preferenze personali. Ecco alcune opzioni comuni:

  1. Batterie: molti pedali per chitarra possono essere alimentati da batterie alcaline o a bottone. Questa è una soluzione semplice e pratica, ma può essere costosa se si usano molti pedali o se si suona spesso.
  2. Alimentatore: molti pedali per chitarra possono essere alimentati tramite un alimentatore esterno. Gli alimentatori forniscono una corrente costante e affidabile, ma possono ingombrare un po’ e richiedere un cavo di alimentazione supplementare.
    Una “daisy chain” è una serie di adattatori che permette di collegare più pedali per chitarra in modo da alimentarli contemporaneamente utilizzando un unico cavo di alimentazione. In generale, gli alimentatori multipli e le “daisy chain” sono molto utili per i musicisti che utilizzano molti pedali per chitarra, poiché consentono di ridurre l’ingombro e il numero di cavi necessari. Tuttavia, è importante assicurarsi che gli adattatori e gli alimentatori utilizzati siano compatibili con i pedali per chitarra e che forniscano una corrente sufficiente per alimentarli tutti contemporaneamente.
  3. Batterie ricaricabili: alcuni pedali per chitarra possono essere alimentati da batterie ricaricabili. Questo può essere più conveniente e rispettoso dell’ambiente rispetto alle batterie alcaline, ma può richiedere l’acquisto di un caricabatterie separato.
  4. Pannello solare: alcuni pedali per chitarra possono essere alimentati anche tramite pannelli solari. Questa è una soluzione ecologica e pratica, ma può non essere sempre disponibile in condizioni di scarsa illuminazione o in ambienti chiusi.
Telecaster e pedaliera per chitarra
Telecaster e pedaliera per chitarra

In generale, l’opzione migliore dipende dalle preferenze personali e dalle esigenze specifiche del musicista.

woman in denim jacket playing guitar

Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica

Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica 1386 924 Andrea

Come scegliere tra chitarra classica, elettrica o acustica

Per scegliere tra chitarra classica, elettrica e acustica è necessario innanzitutto vedere in che modo producono il suono. La chitarra classica utilizza corde di nylon, che producono un suono più morbido e caldo rispetto alle corde di metallo utilizzate dalle chitarre acustiche ed elettriche. Queste ultime, invece, hanno un suono più brillante e potente.

black and white string lights
Corde per chitara classica

Un’altra differenza importante è nella costruzione delle chitarre. La chitarra classica e l’acustica hanno un corpo più grande rispetto alle elettriche. Le chitarre elettriche, invece, hanno un corpo più piccolo e un manico più stretto, il che le rende più adatte all’esecuzione di una varietà di generi musicali.

grayscale photography of guitar heads
Chitarre e bassi

Infine, una chitarra elettrica ha la capacità di amplificare il suono grazie all’utilizzo di pickup e amplificatori, mentre una chitarra acustica e classica non hanno questa capacità (a meno che non siano amplificate!) e il suono viene prodotto solo dalle corde e dal corpo dello strumento. Esistono tuttavia anche chitarre acustiche (e classiche) amplificate.

grayscale photo of person holding guitar neck and strings

Una chitarra acustica può essere amplificata in diversi modi. Uno dei metodi più comuni è l’utilizzo di un microfono, che viene posizionato vicino alla chitarra e collegato a un amplificatore. In questo modo, il suono prodotto dalla chitarra viene captato dal microfono e amplificato tramite l’amplificatore.

man playing guitar grayscale photo

Un altro modo per amplificare una chitarra acustica è quello di utilizzare un pickup, che viene montato sulla chitarra e funziona come un microfono elettrico. Il suono prodotto dalla chitarra viene captato dal pickup e inviato a un amplificatore, dove viene amplificato.

È meglio iniziare a suonare con la chitarra elettrica, acustica o classica?

La scelta della chitarra con cui iniziare a suonare dipende dai tuoi gusti personali e dal genere di musica che desideri suonare.

Se ti piace la musica pop, rock, blues, metal o jazz una chitarra elettrica potrebbe essere una buona scelta iniziale, poiché questi generi di solito richiedono un suono più brillante e potente. Le chitarre elettriche sono anche più facili da suonare rispetto alle chitarre acustiche o classiche, poiché hanno un manico più fino e le corde sono più sottili e più vicine al manico.

grayscale photo of man and woman standing on stage

Se ti piace la musica folk, country o pop, se ti piacciono i cantautori, una chitarra acustica potrebbe essere una scelta migliore. Le chitarre acustiche sono versatili e possono essere utilizzate per suonare una varietà di generi musicali. Inoltre, sono più facili da trasportare e non hanno bisogno di essere collegate a un amplificatore per suonare, il che le rende ideali per suonare all’aperto o in piccoli spazi.

woman in denim jacket playing guitar
Chitarra acustica

Se ti piace la musica classica o flamenco, la bossa nova e altri generi cantautorali, oppure se sei un principiante assoluto e vuoi iniziare a suonare senza investire una fortuna nello strumento, una chitarra classica potrebbe essere la scelta ideale. Le chitarre classiche hanno corde di nylon che producono un suono più morbido e caldo rispetto alle corde di metallo utilizzate dalle chitarre acustiche ed elettriche. Inoltre, le corde di nylon sono inoltre più delicate sui polpastrelli dei principianti.

In generale, quale chitarra è meglio iniziare a suonare dipende dai tuoi gusti personali e dal genere di musica che desideri suonare. In ogni caso, la cosa più importante è scegliere uno strumento di buona qualità che sia comodo e piacevole da suonare (e, per questo, è molto importante provarlo).

10 Accessori ESSENZIALI Per Chitarristi

10 Accessori ESSENZIALI Per Chitarristi 1644 924 Andrea

 

Spesso ricevo richieste da allievi o genitori su quali prodotti possono essere utili ai chitarristi o studenti di musica e chitarra. Non è facile districarsi negli acquisti in un settore così specifico, e si corre il rischio di comprare qualcosa che costa poco ma vale ancora meno. Ecco una lista di “accessori accessibili” che ho testato personalmente e su cui potete fare affidamento. Si tratta di oggetti che tutti i chitarristi si trovano prima o poi ad acquistare… o a ricevere in regalo 🙂

 

#1
 
Kyser Quick-Change Capotasto per chitarra acustica a sei corde

Questo capotasto non è dei più economici, ma a differenza di altri è estremamente durevole, funziona benissimo e si adatta a tutti i modelli (compresa la chitarra classica che è ostica per via della tastiera piatta; funziona persino sulla 12 corde!). Il meccanismo a pinza garantisce solidità ed è realizzato con materiali molto solidi: io lo possiedo da circa 10 anni. Si può spostare rapidamente da un tasto all’altro. Se posizionato correttamente, non sposta le corde. La molla è piuttosto dura, e questo garantisce una presa migliore.

#2

 
BOSS TU-10 – Accordatore cromatico a clip

Affidabile accordatore a clip, si applica alla paletta della chitarra e percepisce le vibrazioni dello strumento, dunque permette di accordare anche quando c’è rumore (ad esempio in situazioni live come concerti o saggi…oppure in sala prove). Se attaccato sul retro della paletta è piccolo e discreto, per cui può essere lasciato attaccato anche durante un concerto, se siamo incerti della tenuta dell’accordatura e vogliamo controllare tra un brano e l’altro. Io lo preferisco agli accordatori tradizionali con ingresso jack.

 

#3
 
Korg MA-2 LCD Metronomo Digitale Compatto

Come sappiamo, il requisito numero uno per un chitarrista è andare a tempo. Con questo tascabile metronomo digitale ci si può esercitare su metri diversi (binario, ternario, quaternario ecc.), e in ampio range di velocità. L’uscita cuffie è un punto a favore, utile quando ci si vuole esercitare in silenzio.

 

#4
 
CAHAYA 2-in-1 Leggio

Il leggio è un accessorio fondamentale per qualunque musicista, e serve a reggere gli spartiti sia in fase di studio che durante i concerti. Questo leggero ma durevole leggio ha una borsa a tracolla che permette di trasportarlo qualora lo dovessimo usare per concerti; inoltre, una volta piegato, occupa pochissimo spazio in casa.

 

#5

Quaderno di musica – 12 righi, 32 pp. carta avorio

Il quaderno con fogli pentagrammati è lo spazio dove il musicista trascrive musica e compone, mettendo “nero su bianco” note e accordi. In questo quaderno formato A4 troviamo 32 fogli con 12 righi per pagina.

#6
 

Proel FC80 – Supporto per chitarra Acustica Classica elettrica Basso, Grigio Antracite

Credo che l’acquisto più utile e, al contempo, trascurato sia quello di uno stand per chitarra, o poggiachitarra che dir si voglia. Il modo migliore per crescere musicalmente è avere la chitarra a portata di mano, a fianco della scrivania, del letto o del divano, per suonare nei momenti “morti”. In questo modo, cinque minuti alla volta, siamo sempre in esercizio. Secondo la mia esperienza, se la chitarra viene lasciata nella sua custodia, i miglioramenti stentano ad arrivare. Questo stand della Proel ha le estremità gommate per la protezione dello strumento, è universale e dunque compatibile con ogni modello e tipologia di chitarra (classica, acustica ed elettrica), resistente (il mio dura ancora da parecchi anni), pieghevole e facilmente trasportabile.

#7

12 Plettri JIM DUNLOP PVP113 Variety Pack

I plettri sono un accessorio indispensabile per i chitarristi, e permettono di pizzicare le corde con la mano destra, suonando arpeggi o ritmiche in strumming. Sono facili da perdere e dunque non bastano mai. Ho scelto questo prodotto Dunlop che uso e con cui mi trovo molto bene, in questa simpatica confezione regalo ci sono ben 12 plettri di vari colori e spessori, così il chitarrista può sperimentare con quale si trova meglio.

#8

Tracolla Fender Sangle Monogrammed 5 cm

Una vera rockstar deve poter suonare in piedi davanti al suo pubblico…Conosco bene questa tracolla Fender, marchio che ha fatto la storia della chitarra elettrica. Comoda e durevole, si può usare sia per elettrica che per acustica. Le chitarre classiche di fascia bassa generalmente non hanno il pomello sul fondo a cui agganciarla: verificate prima di acquistare.

#9

Elixir 16027 Nanoweb Set da 6 Corde per Chitarra Acustica – Phosphor Bronze – Custom Light: 011-052

Queste corde per chitarra Acustica hanno un suono brillante e durano dalle 3 alle 5 volte in più rispetto alle corde “normali” grazie ad uno speciale rivestimento: una guaina di un materiale plastico che le protegge dal sudore acido delle mani. Grazie a questo trattamento “antiruggine”, il suono della chitarra può preservarsi nel tempo: le ritengo un ottimo investimento. La scalatura suggerita è quella con il mi cantino .011 sempre tenendo a mente la mano “sensibile” del chitarrista principiante; i più navigati possono sperimentare anche spessori maggiori.

#10

Ernie Ball 9-42 corde per chitarra elettrica

Uso queste corde per chitarra elettrica da diversi anni sulle mie Fender (monto la muta da 11, ma per i principianti consiglio queste 9-42 che sono più morbide). Durano e suonano meglio delle altre che ho provato, e infatti sono le più vendute.

Quale pedagogia della musica? Considerazioni sul pensiero di F. Delalande.

Quale pedagogia della musica? Considerazioni sul pensiero di F. Delalande. 150 150 Andrea

Nella mia attività di insegnante di musica imposto da sempre una didattica che fa leva soprattutto, per non dire unicamente, sulla motivazione individuale all’apprendimento, sulla genuina curiosità verso il mondo, sui desideri e gli obiettivi dell’alunno.
Gli studenti vengono in studio con una storia, un Iso (identità sonoro-musicale, per dirla nei termini di Benenzon1) che emerge inizialmente dalle conversazioni sui gusti musicali, sugli ascolti, su ciò che vorrebbero imparare a suonare; ma anche successivamente, in maniera spesso non verbale, dal loro stile , da ciò che risulta loro comprensibile e familiare e ciò che invece risulta ostico. Con alcuni studenti intonare una melodia sembra il compito più naturale del mondo, al pari del parlare o del camminare; per altri , la sola idea di utilizzare la propria voce suscita emozioni di paura ed imbarazzo. A volte complessi ritmi terzinati fluiscono attraverso la mano destra naturalmente, ma una semplice ritmica in quarti risulta poco familiare e di conseguenza di difficile esecuzione.
Per essere molto concreti, il repertorio che utilizziamo (o perlomeno, a cui vogliamo approdare e cui facciamo costante riferimento) è quello che viene portato dall’alunno a lezione in maniera più o meno esplicita.
Ritengo che buona parte del mio lavoro si sostanzi nel fornire all’alunno tutti gli strumenti di base di cui necessita per realizzare le sue aspirazioni ed esprimersi come individuo. Un’ottica che reputo vicina al paradigma Rogersiano di Student-Centered Teaching2, di cui condivido molte delle radicali posizioni.
Non ho finora dovuto (né potuto, effettivamente), utilizzare sistemi punitivi quali e voti negativi o note di demerito per chi non faceva i compiti e non studiava; bensì, ho spinto le persone a riflettere sulle ragioni di un’eventuale improduttività del lavoro svolto insieme, e senza mia grande sorpresa , in questi rari casi gli alunni erano spinti allo studio della musica più da motivazioni estrinseche (soprattutto da pressioni genitoriali) che da motivazioni intrinseche, e hanno trovato il coraggio di abbandonare una strada da loro non voluta e, pertanto, fonte di frustrazione. Ma parliamo di pochi casi: credo di essere piuttosto fortunato a insegnare una materia che si studia (almeno privatamente) soprattutto se mossi “dall’interno”, visto che conduce a competenze non immediatamente spendibili (almeno così vuole il senso comune) sul mercato del lavoro.

Riflettendo sul mio percorso di studi personali (musicali e non), sono una piccola parte di insegnanti ha valorizzato la mia storia e le mie aspirazioni per aiutarmi nella realizzazione dei sogni, e naturalmente a questi devo molto, anche perchè ho potuto prenderli a modello e replicare il loro stile di insegnamento.

Nulla mi è rimasto di approcci direttivi , orientati al nozionismo, alla trasmissione di contenuti “perché il programma ministeriale ha decretato così”. Programmi spesso vetusti, risalenti all’epoca fascista.

Naturalmente, il lavoro nelle istituzioni presenta maggiori fatiche rispetto a quello privato, specie se si tratta di attività curricolari che non presuppongono la scelta dell’alunno. Su questo mi soffermo per dire che in altri paesi ben presto si può personalizzare il piano di studi, e orientare il proprio esame di maturità verso certe materie piuttosto che altre ( è il caso dell’Abitur tedesca). Inoltre, nel caso di una classe di bambini del nido, della materna o prime classi delle elementari , non incontriamo una consapevolezza cosciente né delle proprie aspirazioni musicali, né del proprio bagaglio di ascolti sonori.

Quale repertorio adottare, dunque? Lascio la domanda in sospeso, ma vi riporto alcune considerazioni di François Delalande3 in merito.
Io le reputo di un’attualità cogente, soprattutto se pensiamo che ancora oggi, a trent’anni di distanza, un gran numero di insegnanti italiani ritiene idonea la scelta di fare della “lezione di musica” una sorta di cronistoria della musica classica, con relativi ascolti, accoppiata con immotivate elucubrazioni teoriche sul solfeggio. Questi docenti procedono imponendosi come potrebbero imporsi i conquistadores con i nativi americani: calpestando deliberatamente la cultura di una “popolazione”, imponendo un modello culturale ritenuto gerarchicamente superiore. Gli esiti sono disastrosi, di questo parla lungamente anche il Delfrati4: lezioni caotiche in cui l’insegnante deve costantemente alzare la voce per ripristinare l’ordine (ignorando che l’attenzione derivi dalla motivazione, mentre qui si adotta la didattica della “ricezione passiva” di cui sopra). Senza parlare dell’incredibile successo che questa pedagogia ottiene nell’allontanare le persone dalla musica, e nel consolidare negli insegnanti la malsana idea che loro siano portatori di un messaggio superiore, espressione di una élite, e gli studenti siano una massa di barbari difficile da civilizzare.

 

 

“In diverse forme, si prova a introdurre delle esperienze attive. Un po’ di flauto dolce nella secondaria, qualche percussione nella primaria…
Il dramma è che queste pratiche sono ben misere se paragonate ai capolavori che si fanno ascoltare. Che impressione può dare l’ascolto di una sinfonia di Beethoven eseguita da una delle migliori orchestre mondiali, o degli effluvi virtuosi di un Pollini, dopo aver balbettato una melodia su di un flauto dolce? In un altro contesto potrebbe risultare uno stimolo; ma è chiaro che l’educazione impartita a scuola, nelle sue condizioni e con il tempo a disposizione, non permetterà neppure di avvicinarsi a quei modelli e che il confronto non può far altro che approfondire le differenze e alimentare il culto dei geni ineguagliabili.
[…] Si rischia di mettere il carro davanti ai buoi se non si crea, preliminarmente, un autentico appetito di musica; il desiderio di farla e di ascoltarla. […] Si fanno ascoltare dischi “classici” a partire dalla scuola materna. A piccole dosi, evidentemente, perché la ricettività non è molto elevata. Si aumenta progressivamente la dose fino ad una completa assuefazione; fino a che l’organismo non rigetta il veleno.[…] C’è almeno una condizione pedagogica che si dovrebbe davvero rispettare : la motivazione. Si ascolta, infatti, solo se si hanno buone ragioni per farlo. Nessuna motivazione, nessun ascolto! Ecco una legge generale.
E qual’è una musica che un bambino di sei anni potrebbe essere motivato ad ascoltare?

La propria! Quella che sta facendo o ha appena fatto.

Ma è un repertorio un po’ limitato!

Dopo la propria, ascolterà le musiche che vi assomigliano e allora il campo diventerà molto più vasto. Uno dei compiti pedagogici consisterà nel definire una discografia adatta.

Anche per un bambino di un anno nel pieno dell’esplorazione senso-motoria?

Certamente! Per esempio le famose Variazioni per una porta e un sospiro di Pierre Henry, che spesso non piacciono agli adulti ma ottengono l’adesione immediata dei piccolissimi. Ne abbiamo fatto l’esperienza in un nido: essi lasciano andare tutto per ascoltare; ne sono catturati! Mozart al contrario, a dispetto di un’idea assai diffusa, non ha alcun successo! Ma è normale: Pierre Henry fa cantare una porta che stride. È proprio ciò che fanno loro; vi si ritrovano pienamente!
[…] Per gioco si esplorano le fonti sonore, si mima il reale (quello che Piaget definisce “gioco simbolico” n.d.r.) e si organizzano i suoni. La creazione nasce dal gioco. E questa attività di produzione determina a sua volta la curiosità per l’ascolto di brani di riferimento: uno tira l’altro!

Si dovrebbe dunque iniziare l’ascolto dei dischi solo al termine di un curricolo basato sulla produzione. E quindi, almeno all’inizio, si dovrebbe “censurare” l’ascolto e mettere da parte l’impianto hi-fi? […]

Si figuri che nella riflessione sul risveglio musicale questo è un punto sul quale ho esitato- e non sono il solo. Conosco insegnanti che danno grande spazio alla produzione e non prendono in considerazione l’ascolto delle opere. Le pongo un quesito: tra tutte le educatrici di scuola materna che fanno attività di pittura, quante portano in classe le riproduzioni dei grandi maestri?
Si potrebbe assai bene orientare il risveglio musicale sulla creazione e rimandare all’adolescenza il contatto con il repertorio. Però i dischi ci saranno utili anche molto prima, e per una ragione molto semplice: quale che sia la”censura” praticata dagli insegnanti, i bambini ascolteranno comunque musica, specialmente dalla radio e dalla televisione, e non sarà mai musica qualsiasi; al punto che se non ci si bada tenderanno a separare nettamente la musica degli adulti, consacrata dai media, dalla loro, che non assomiglia a nulla di serio. Per evitare questo c’è un mezzo molto semplice: far ascoltare loro dei dischi veri, che si acquistano nei negozi di musica, ma con contenuti vicini a ciò che essi stessi producono.

È un modo di valorizzare il loro lavoro.

Sì, e di dare dei riferimenti: “Avete fatto questo? Ecco quello che fa il signor tal dei tali”. È normale cercare dei termini di paragone; non per misurarsi, per giudicarsi migliori di Xenakis, ma per rassicurarsi o a volte per trovare delle idee.”

Riferimenti bibliografici:
1François Delalande, “La musica è un gioco da bambini”,ed. Franco Angeli 2004
2Carl Rogers, “On becoming a person”, ed. Houghton Mifflin Company, Boston 1961, pp. 273 e ss.
3Carlo Delfrati, “Fondamenti di pedagogia musicale”, EDT 2008

 

L’autore di questo articolo è su Google+

Premiazione Borsa di Studio “Valentina Abrami” 2013

Premiazione Borsa di Studio “Valentina Abrami” 2013 150 150 Andrea

Sono molto orgoglioso di aver vinto insieme alla mia amica e collega Selena Gaslini una borsa di studio per un progetto di didattica musicale e ricerca nella scuola primaria.
I progetti meritevoli erano tanti, ma il nostro è stato scelto come vincitore!
Per tutto l’anno 2013/2014 lavoreremo dunque all’Istituto Comprensivo di Bogliasco-Pieve-Sori con i bambini di III- IV – V elementare.

Qui  trovate il link alla pagina ufficiale dell’assegnazione della borsa.

Questa è la lista di obiettivi che ci siamo prefissati di raggiungere con il nostro lavoro:

o Stimolare il pensiero divergente (la creatività).
o Incentivare un processo di traduzione in azione delle proprie idee (tradurre un’idea da immagini e parole a movimento o suono).
o Incoraggiare i ragazzi ad assumere rischi/ridurre le inibizioni da un punto di vista espressivo
o Esortare i partecipanti a liberarsi dalla paura del giudizio, stimolandoli in un contesto amichevole e sereno.
o Incoraggiare i ragazzi al contributo personale e pertanto alla espressione e affermazione della propria identità all’interno del gruppo, contenuta e canalizzata attraverso i mezzi sonoro e motorio.
o Stimolare la creazione di uno stile espressivo personale.
o Insegnare ad adattarsi all’ambiente e a persone non familiari.
o Favorire forme di comunicazione non verbale.
o Stimolare l’ascolto attivo degli altri.
o Promuovere la coesione all’interno del gruppo classe e, laddove possibile, tra classi diverse.
o Sostenere una migliore relazione dei ragazzi con lo spazio e con il tempo.
o Favorire lo sviluppo della musicalità, proponendo strumenti ritmico-melodici di base in modo indiretto e non razionalizzato, facendo leva su processi imitativi spontanei più che su un’elaborazione conscia da parte dei partecipanti.
o Stimolare l’adozione di punti di vista differenti attraverso cui guardare la realtà (e quindi, favorire il confronto con il diverso e l’interculturalità).
o Incentivare l’esercizio della memoria, in particolare la cosiddette aural memory , con la memorizzazione di sequenze sonoro/motorie gradualmente sempre più lunghe.

L’autore di questo articolo è su Google+